Editori a pagamento: perchè sopravvivono?

La domanda mi viene spontanea passando tutti i giorni di fronte alla vetrina di una libreria di proprietà di uno dei più noti editori ‘a pagamento’. Una libreria piena di soli libri pubblicati, con il contributo economico dell’autore, da quell’unico editore. Ebbene, quasi ogni giorno, vi assicuro, c’è una sfilza di gente che fa la fila per entrare e assistere alla presentazione di un libro. Sono chiaramente libri di amici e parenti, visto l’abbigliamento del pubblico, che sembra vestito per una festa di laurea e porta vistosi mazzi di fiori con sé. Il tutto mi mette una profonda tristezza, e ci pensavo riflettendo sulla scomparsa della grande Elvira Sellerio . Che senso ha farsi pubblicare un libro a pagamento? Per la soddisfazione di avere su carta le proprie idee, poesie, storie e poter invitare parenti e amici a una presentazione? Ma cosa succede sul lungo periodo? Quante copie si venderanno, siamo onesti, in questo modo? E chi ci ricorderà fra un mese o due dall’uscita? Non so. Eppure questi editori continuano a sopravvivere (e bene). Parafrasando Borat, mi sembra una cosa “molto italiana”. Ho un’idea alternativa: sopravvivono perchè siamo disposti a pagare (e tanto) per farci pubblicare piuttosto che per leggere chi ne vale davvero la pena. Siamo più ’scrittori’ che lettori. Anche se chi non legge, si sa, non può far altro che diventare un cattivo scrittore. Oppure è il mondo editoriale troppo asfittico, che ‘costringe’ anche i meritevoli a pubblicare a spese proprie? Ma quanti ‘capolavori’ abbiamo ottenuto finora dall’elenco dei titoli degli editori a pagamento? Illuminatemi. Foto | Flickr Editori a pagamento: perchè sopravvivono?

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