Io, Nelson Mandela, la biografia che va oltre l’icona

Mandela, ritorno sugli scritti di un grande protagonista della storia recente. Rimarrò fedele alla nostra promessa: non dire mai, in nessun caso, nulla di sconveniente sull’altro (…) Il problema, naturalmente, è che gli uomini di maggior successo sono inclini a qualche forma di vanità. Arriva un momento nella vita in cui considerano ammissibile essere egoisti e vantarsi in pubblico dei loro successi, unici al mondo. Che simpatico eufemismo per ‘elogio di sé’ ha coniato la lingua! ‘Autobiografia’… (Da una lettera a Fatima Meet, datata 1° marzo 1971, a pag. 6) Non si tratta di una biografia vera e propria, nel senso celebrativo del termine, quanto piuttosto di un insieme di scritti di quattro generi, raccolti in molti luoghi per ricostruire un nuovo ritratto del famoso leader sudafricano, un simbolo vivente di un’esistenza dedicata alla lotta contro l’apartheid. Un percorso saltellante quello di Madiba (come amano definirlo affettuosamente i sudafricani utilizzando il nome del suo clan) la cui vita è ormai ufficialmente appesa ad un filo artificiale , che esplica buona parte dei combattimenti, umani e politici, intrapresi e soprattutto portati avanti con infinita coerenza da Mandela, lasciando al lettore un ritratto estremamente vivente, e a tratti anche intimo. L’intero archivio privato di Mandela è stato spulciato da capo a fondo per il progetto editoriale, che contiene trascrizioni e fotografie delle lettere inviate dal carcere, ben due collezioni di conversazioni registrate, 50 ore con Richard Stengel risalenti al periodo nel quale lavoravano insieme alla stesura di “Lungo cammino verso la libertà” , e altre 20 con il compagno di prigionia Ahmed Kathrada , condannato all’ergastolo con Mandela e altri sei, il 12 giugno 1964. Trascrizioni di incontri informali nei quali si ritrova un uomo dalla grande ironia, che difende strenuamente il suo popolo e i suoi rapporti familiari, ma anche un personaggio a tratti schivo, e in ogni caso desideroso di raccontarsi almeno quanto lo è di conoscere il parere del suo interlocutore. Ma non bisogna commettere l’errore di pensare…

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