L’allegra apocalisse, di Arto Paasilinna

Asser Toropainen sul punto di morire fa chiamare il nipote, Eemeli, al quale lascia un’incredibile quantità di soldi e di terra nella foresta su cui costruire la sua ultima volontà: una chiesa. Strana richiesta, per un uomo definito come il «grande bruciachiese». Perché? chiede il nipote, «non sarà che sei un po’ fuori di testa?» Niente affatto, «Asser ne aveva commessi tanti» di peccati, ma ha vissuto abbastanza a lungo per capire dove si sta andando e che il mondo è sull’orlo del baratro. «Un monumento» così mente a Eemeli che da quel momento ha anche un lavoro cui dedicarsi, «tanto per cambiare». Insieme ad Asser, però, se ne va tutto un mondo, il nostro, quello che conosciamo, fatto di cose da consumare il prima possibile; ecco, quel mondo ha fatto il suo tempo, se ne va a rotoli. Eemeli diventa presidente della fondazione creata dal nonno e comincia a costruire il «monumento» ad Asser, che si ispira alla più grande chiesa mai vista in Finlandia. Le cose vanno per il meglio: gli operai lavorano bene e tutto fila liscio, fino a quando deve scontrarsi con la burocrazia che ostacola in tutti i modi la realizzazione delle volonta di quel «feroce comunista» di Asser. Ci riescono fin tanto che le cose rimangono nell’alveo della normalità, per così dire, ovvero finché si commina sull’orlo del baratro. Superato il quale, però, «indigenti e disoccupati si contano a …

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