"La sposa Vermiglia" di Tea Ranno

“La sposa Vermiglia” è la storia di quasi un secolo fa. In una Sicilia del “sud più profondo”, legato alla terra, al sangue e al profumo degli agrumi, vive una giovane donna di nome Vincenzina, condannata da una salute cagionevole e dal suo stato di ultima figlia, a non diventare madre. Una ragazza che invece andrà in sposa, ad un uomo orribile, ricco, sessantenne, mafioso e fascista (di che presagire un’esistenza da incubo), ma, ironia della sorte, il suo destino sembrerà compiersi proprio quanto incontrerà il vero amore, quella forza apparentemente sconosciuta che, si pensava, non dovesse mai sfiorarla. Il romanzo della siciliana Tea Ranno affonda a piene mani in molti tratti autobiografici. Dalla trama del racconto, profondamente intrisa dei fatti di Melilli, in provincia di Siracusa, all’eco delle vicende familiari della stessa autrice, spinta a “questa scrittura” da un “risveglio” che l’ha portata a rasentare la morte. Il primo capitolo offre uno scorcio, tutt’altro che timido di tale realtà: E subito la stanza è invasa dal sole e il suo corpo, nudo sul letto, ancora esibisce quella mostruosa cicatrice. Dalla quale, d’un tratto, spunta la punta metallica di una forbicina, subito seguita dalla gemella, e tutte e due, allegre allegre, lavorando dal di dentro, scuciono i punti, riaprono la ferita e lasciano che dalla carne aperta sbocci una figura di ragazza: precisamente quella che i due vecchi hanno tentato, con ago e filo, di ricacciare al posto suo. Video da libri Mondadori Via | librimondadori.it “La sposa Vermiglia”

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