Piccole anime, di Matilde Serao

Trovo sempre interessanti le iniziative delle case editrici che recuperano il nostro passato letterario. Non per una forma di nostalgia o per una sorta di disprezzo dell’attuale panorama editoriale italiano, ma perché sono fermamente convinto che una casa senza fondamenta non sta in piedi. Ben venga, allora, l’iniziativa della Albus Edizioni che nella collana Classica – dedicata ai capolavori del “passato”, che poi sono quelli di sempre – pubblica la raccolta di racconti Piccole anime di Matilde Serao (1856-1927). Piccole anime è un testo del 1883 e, come scrive la Serao stessa, è un libro scritto pei grandi, parla sempre di bimbi, nelle sue storielle. Sono bimbi veri: non li ho sognati, mi apparvero nella loro realtà. Vissero meco un anno, un minuto, un giorno, un’ora, faccine smunte o guance colorite, corpicciuoli scarni o pienotti, vestitini di raso o straccetti per cui si vedeva la pelle – ed erano creature volta a volte ingenue e pensierose, fantastiche e brutali, dolci e acri. Si tratta di dieci racconti che hanno per protagonisti i bimbi veri. La scelta del soggetto viene spiegata dalla Serao nell’introduzione: parole scritte oltre un secolo fa, ma che sono fortemente attuali: … questo bimbo moderno, nato da gente inquieta e convulsa, cresciuto spesso in un ambiente di nervosità irritante o di languida malinconia, che vede troppe cose, che assiste troppo alle piccole catastrofi familiari che impara troppe cose, questo bimbo ha ora acquistato una sensibilità precoce, una intuizione troppo rapida. Talvolta — e sempre senz’averne coscienza — un bimbo è cosi sottilmente scettico che ci sgomenta, noi che avemmo un’infanzia molto più grossolana, molto più animalesca, ma molto più allegra. Il bimbo moderno legge troppi libri illustrati ed ha per mano troppi giornali. Quando suo padre parla tranquillamente di suicidio, quando suo zio si burla della religione, egli tende l’orecchio. Così…

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