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Il giardino di Elsa Morante a Procida, l’isola di Arturo

Elsa Morante e l’isola di Procida, una scrittrice e il luogo che seppe ispirarle pagine leggendarie. L’estate avanza a grandi passi, con le sue membra fresche, cullate nel sole e nel vento salino del Mediterraneo. Tra le sue scogliere scoscese, le spiaggette ricavate a colpi di intemperie dai solidi lembi di terra protesi verso il turchino profondo del mare, c’è un’isola piccola piccola, che ha ispirato tante storie. Si tratta di Procida , pezzo di verde smeraldo scagliato poco lontano dal golfo di Napoli, terra de “Il Postino” , pellicola di Michael Radford su sceneggiatura tratta dal romanzo del cileno Antonio Skarmeta, con un commuovente Massimo Troisi alla sua ultima interpretazione cinematografica (venne stroncato da un attacco di cuore verso la fine delle riprese) e un abilissimo Philippe Noiret calato nei panni dell’esiliato Pablo Neruda , ma anche luogo cardine di Elsa Morante , la grande scrittrice che vinse il Premio Strega nel 1957 proprio…

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In morte di Pier Paolo Pasolini: l’omaggio di Moravia

Da uno scrittore a uno scrittore, in un due novembre di quasi quarant’anni dopo ho riascoltato la voce gridata e commossa di Alberto Moravia che ripercorre la parabola dello scrittore e regista, identificandolo nel suo ruolo fondamentale di poeta, aedo del mondo e portavoce inascoltato di una dimensione sofferta e reale: Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto dentro un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeti. Il poeta dovrebbe esser sacro. L’immagine di un Pasolini che “fugge a piedi inseguito da qualcosa che non ha volto” è una metafora tangibile della via dell’impegno tracciata dall’intellettuale barbaramente ucciso che ricorre come una “coincidenza inaspettata”

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Ultime note del pensiero di Pasolini

Pasolini si era spento nella notte di un due novembre di quasi quarant’anni fa, il suo corpo devastato giaceva su una spiaggia di Ostia come tutti sanno. Fiumi di inchiostro sono stati versati in suo onore, voci illustri come quella di Alberto Moravia ne hanno tessuto lodi postume, immagini e filmati ricordano il suo lavoro e la sua concezione della scrittura . Il suo pensiero ha segnato tangibilmente la cultura italiana mettendone in luce le debolezze malcelate, le ipocrisie provinciali e borghesi, i sogni affogati nell’abusivismo e il desiderio di liberazione. Le parole della sua ultima intervista, introdotte evocativamente dalla canzone di Fabrizio De André La cattiva strada , ricostruiscono un tassello della presenza dell’intellettuale nell’ultima intervista rilasciata ad un giornalista francese l’11 ottobre del 1975. Il Pasolini delle immagini è il portatore estremo dello stendardo di una convinzione che emergeva nel desiderio di mostrare proprio gli angoli più nascosti delle borgate, quell’ostinata volontà di narrazione che si scorge dietro gli occhiali scuri e non esita ad aprire un solido contraddittorio, basato su importanti interrogativi sociali e politici, con il suo interlocutore d’oltralpe. Via | Bologna150Italia Ultime note del pensiero di

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Che senso ha scrivere? Ricordando Pier Paolo Pasolini nell’anniversario dell’uccisione

Pier Paolo Pasolini veniva brutalmente ucciso il 2 novembre di trentasei anni fa . Della sua morte ebbe a dire Alberto Moravia : “La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile”. Di questa figura centrale della nostra cultura riportiamo uno spezzone di un’intervista in cui gli viene chiesto quale sia il senso dello scrivere. La risposta di Pasolini è interessante: non ha nessun senso scrivere, lo si fa per una forza d’inerzia. E lo scopo dello scrittore è altalenante tra l’essere un non senso e l’essere un cittadino che ha degli impegni che lo portano a scrivere. In un certo senso, lo scrivere è un impegno di civiltà, una testimonianza dell’essere consapevolmente nel mondo. Ma è, al contempo, un non senso. Che senso ha scrivere? Ricordando Pier Paolo Pasolini nell’anniversario dell’uccisione