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Lucani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù, di Angela Langone

I casi sono due: O sei lucano e, quando nasci lucano, per trent’anni la tua regione non sembra un granchè. Compiuti i trent’anni, la Basilicata ti ha conquistato per sempre O sei italiano, allora la Basilicata è così lontana, così piccola, che te la sei dimenticata sul banco delle elementari. Per chi è convinto che il Lucano sia principalmente un amaro (o il bel giovanotto con le sopracciglione nere protagonista della pubblicità dell’omonimo liquore), arriva questo divertente libro di Angela Langone, Lucani. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù, a ricordare che lucani sono, innanzitutto, i nati in terra di Basilicata (come in effetti i genitori del regista Francis Ford Coppola, che in effetti anche lui in quanto a sopracciglia sta messo benino). Lucani che non si distinguono molto bene da chi non ha l’occhio allenato, è vero. Almeno finchè non aprono bocca, per sentenziare: “Qui nun g’è niend”, con il loro tipico atteggiamento di “criticare e imbruttire ciò che amano di più” (una forma di scaramanzia? Nel dubbio: mai fare complimenti a un lucano! ci avverte Langone). Il lucano te lo fai amico se apprezzi la buona tavola (una delle regole in merito è: “Se è leggero, puoi sempre farcirlo”!) e una volta che ne conosci uno, avrai accesso minimo a metà della popolazione della Basilicata (ci vivono seicentomila persone “che non sono molte. Il problema è che sono tutte imparentate fra di loro”). Non a caso, fra gli innumerevoli consigli per sembrare degli autentici lucani c’è quello di NON chiedere: “Come ti chiami”, ma “A chi sì figl?” (di chi sei figlio?). E poi ci sono le donne, fiere e permalose, che contrattano…

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