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Imprese letterarie, un sito sui migliori 100 libri dal 1923 ad oggi

L’avventura del blog 101 Books può essere considerata uno sforzo epico: leggere i 100 migliori romanzi (secondo il Time) scritta dal 1923 in poi più L’Ulisse di James Joyce. Avventura iniziata nell’agosto 2010, quasi due anni e mezzo di letture con un totale -per il momento- di 18.204 pagine che l’autore, Robert ( questo il suo profilo Twitter), sintetizza in questa classifica molto stuzzicante, da tenere presente se ancora foste dubbiosi sui tomi da portarvi appresso nelle vacanze invernali: Libro preferito: Il grande Gatsby Libro meno amato: Mrs Dalloway Personaggio preferito: Yossarian del libro Comma 22 Personaggio meno amato: Humbert Humbert di Lolita Autore preferito: Francis Scott Fitzgerald, ma anche George Orwell e Philip Roth Autore meno amato: William Gibson, ma anche Virginia Woolf e Malcolm Lowry Una bella sorpresa: Io, Claudio di Robert Graves Il libro più difficile: L’urlo e il Furore di William Faulkner Il libro più deprimente: Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro Il più truculento (visivamente): Meridiano di sangue di Cormac McCarthy Di grande ispirazione: Il buio oltre la siepe di Harper Lee Il più divertente: Comma 22 di Joseph Heller Il libro più lungo: A Dance To The Music of Time di Anthony Powell Il libro più breve: Il ponte di San Luis Rey di Thornton Wilder Una lista che sarebbe bello confrontare con il punto di

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Biografie scandalistiche, l’eterna corsa allo scoop

Dopo le polemiche seguite alla biografia di Coco Chanel in cui si sostiene che fosse una spia nazista, l’articolista dell’ Independent si interroga su quali siano i criteri di una buona biografia, e sui confini leciti per invadere (“anche se retroattivamente”) la privacy di personaggi noti. La prima domanda da porsi è però il “perchè” noi lettori continuiamo ad amare così tanto le biografie (in Italia sono il genere più venduto, oltre ai “gialli), e soprattutto quelle che rivelano materiale a “tinte forti” sui nostri autori preferiti, come i presunti problemi sessuali di Lewis Carroll, il vizio della pornografia di Kafka, le passioni erotiche insaziabili di Simenon (e sono solo degli esempi). Il motivo, secondo l’autore, sta nel fatto che i cercatori di “sensazioni forti”, troppo rigidi per cercare “esplicito materiale sessuale negli scaffali della libreria”, possono trovare soddisfazione nelle biografie, “se non gli importa di essere intralciati da 500 pagine di materiale estraneo” al racconto di queste perversità. A parte l’ultima affermazione polemica e ironica, che forse ha un bel fondo di verità, rimane la domanda di quale sia l’ingrediente che costituisca una buona biografia, al di là di queste che lui chiama “i memoriali delle miserie” di donne e uomini famosi. Quand’è cioè che si giustifica l’idea di affidare a un autore una nuova “biografia” su un personaggio del passato. “Le biografie nelle moderne classifiche di best seller sono più che altro le vite di celebrities e personaggi dello spettacolo”, con la loro bella dose di “rivelazioni” e confessioni private. Le biografie canoniche (degne di una lettura non occasionale) sono invece basate su altro, riguardano questioni come “la verità e l’identità”. “Una buona biografia – dice DJ Taylor, autore degli studi sulle vite di Thackeray e George Orwell – dovrebbe essere quello che Anthony Powell definisce “il mito personale”, non quello che fece il …

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