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Un paio di critiche e un augurio alla GenerazioneTQ

Da qualche mese un fantasma si aggira per l’Italia. Era infatti l’aprile scorso quando un gruppo di intellettuali e lavoratori della cultura si sono riuniti a Roma lanciando qualcosa che somiglia a un movimento, ma che forse non lo è fino in fondo. Almeno non ancora. Forse l’avrete già capito, sto parlando della GenerazioneTQ , il “movimento di lavoratori e lavoratrici della conoscenza trenta-quarantenni”, così si definisce, che è riuscito a innescare un bel dibattito sul ruolo degli intellettuali in Italia e sul futuro di questo nostro paese. Nelle ultime settimane il dibattito sta procedendo sospinto da contributi e articoli pubblicati su alcune riviste specializzate, per esempio Alfabeta2, e su qualche blog, in primis il blog GenerazioneTQ , che colleziona tutti i pezzi del grande mosaico che si sta formando in rete permettendo di avere uno sguardo d’insieme sui “lavori in corso” e sugli sviluppi del dibattito. Condividendo con i TQ l’età – mi manca poco più di un anno a compiere trent’anni – l’ambito lavorativo, le difficoltà esistenziali che ne derivano e dunque buona parte delle battaglie che i TQ pongono all’ordine del giorno, vorrei gettare nel calderone ribollente del dibattito in corso un paio di critiche che spero possano essere costruttive per proseguire al meglio una battaglia che, ripeto, condivido in pieno. Partirò dalla prima, vale a dire quella che riguarda la tendenza alla chiusura da parte del gruppo, una tendenza che esiste già a partire dalla sua definizione “esclusiva” di Trenta-Quarantenni, una definizione che esclude completamente una parte consistente dei giovani, quelli tra i 24 e i…

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Sulla crisi delle piccole librerie, sul mercato, sul prezzo unico del libro

E’ inutile, le piccole librerie indipendenti sono un’attività a rischio di estinzione non solo in Italia, ma in tutta Europa. E’ questo che emerge da un interessante articolo di Olivier Bétourné, presidente della casa editrice Seuil, pubblicato qualche giorno fa su Le Monde (la versione italiana la si può trovare sul blog Minima&Moralia , grazie al lavoro di Daniele Manusia). Dalle pagine culturali del quotidiano francese Bétoruné rilancia infatti un allarme che negli ultimi anni sentiamo continuamente ma di cui continuiamo a non occuparci: il dominio della grande distribuzione e delle catene di librerie, insieme al sempre più diffuso commercio digitale stanno letteralmente asfissiando il tessuto delle librerie indipendenti , già strozzato dall’aumento dei costi di affitto e di trasporto delle merci. Insomma, a conti fatti, in dieci anni queste piccole realtà hanno visto andare in fumo più del 5% del proprio giro di affari. Questa crisi transalpina ha un motivo particolare per interessarci e per farci riflettere, soprattutto in questi giorni, in seguito all’approvazione anche in Italia della Legge sul prezzo unico del libro, la Legge Levi, per intenderci, che ha suscitato un coro di proteste enorme tra i lettori e una piccola speranza da parte dei librai. Il motivo di cui parlo è il fatto che in Francia una legge del genere sul prezzo fisso dei libri esiste da trent’anni – si chiama Legge Lang ed è stata approvata nel 1981. La conclusione sembrerebbe lineare e aproblematica. Diranno in molti: “E’ la prova che chi sostiene che la legge che limita gli sconti sui …

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Sulla Legge anti-Amazon: una legge contro i lettori o a favore del libro?

La notizia è sulla bocca di tutti da più di un mese: a partire dal 1° settembre – da oggi per l’appunto – entra in vigore la Legge Levi , meglio nota come “legge anti-Amazon”, che regolamenta la vendita dei libri imponendo un limite sulla percentuale e sulla tempistica degli sconti sulle novità , vale a dire sui libri pubblicati negli ultimi venti mesi. In linea di massima i paletti sono 2. Per quanto riguarda la percentuale degli sconti, la legge impone un limite al 15% , mentre, per quanto riguarda le tempistiche, agli editori si concede la possibilità di organizzare campagne promozionali della durata massima di un mese , ad esclusione del mese di dicembre. Se si esclude l’opinione dell’AIE, l’Associazione Italiana degli Editori, le reazioni all’approvazione della Legge Levi sono quasi unanimemente negative . I principale capo di accusa è il fatto che, diminuendo la possibilità di applicare sconti sul prezzo di copertina, si penalizza fortemente il potere di acquisto dei lettori – categoria che in Italia, quasi per definizione, è molto debole – penalizzando di conseguenza l’intera filiera editoriale. Effettivamente, almeno a prima vista, la legge in questione sembra mettere in scacco la grande distribuzione e l’e-…

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Robert Darnton, di chi sarà la biblioteca globale prossima ventura?

Ieri ho ascoltato il Professor Darnton ospite delle tre Fondazioni dei grandi gruppi editoriali milanesi, per una presentazione del suo ultimo lavoro: Il futuro del libro , una raccolta di undici saggi uscita da poco in italiano. Lo rivedremo sulle pagine di Blogo per l’altro incontro di domani a Perugia, dove spiegherà ai fortunati spettatori come il blog abbia una storia di 250 anni. Cosa ci ha raccontato Darnton? Ma sopratutto lui chi è? Robert Darnton è Direttore del sistema bibliotecario di Harvard, e di biblioteche ha parlato qui a Milano. Se ne legge poco su Booksblog, ecco qualche nota dalla presentazione, nel seguito di questo post uscito un po’ lunghetto. Per prima cosa, son rimasto sbigottito dal suo colpo ad effetto: Tetraedron, rivista di chimica da quarantamila Euro l’anno. Esempio di un mercato matto, dove i prezzi in costante aumento hanno messo in crisi un intero sistema. Le riviste costano, troppo, le biblioteche universitarie possono permettersene poche, la foliazione diminuisce e chi la paga sono i tesisti che non trovano più spazio per pubblicare le proprie ricerche. La soluzione? Passare al digitale e al sistema Open Access, dove i lavori di ricerca sono aperti alla lettura e alla valutazione dei colleghi sul web in maniera gratuita. Nel 2001 Berkeley e Stanford lanciano una petizione perchè i professori scrivano solo per riviste aperte, e la cosa ha successo: la Public library of science si impone come modello e acquista prestigio nell’ambiente accademico. Oggi Harvard ha un archivio digitale sul quale i professori hanno potere di opt out, in altre parole i loro lavori sono resi disponibili al pubblico a meno di un’espressa richiesta in senso contrario da parte dell’autore. I numeri: 6190 articoli online gratuitamente e il 70% di professori attivi. Purtroppo manca un modello di business: è solo Google Books a prevedere un accesso su abbonamento, nemmeno alle biblioteche pubbliche è concesso di connettersi gratuitamente. E così Google, da forza positiva, finisce per diventare un nemico per …

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