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La Bestia umana di Zola ritorna nei cinema francesi restaurato da un laboratorio di Bologna

Versione restaurata in Italia per un noto capolavoro del cinema francese del secolo scorso. C’è una buona ragione d’orgoglio tutto italiano nell’uscita delle sale della versione restaurata di una pellicola leggendaria come “La Bestia Umana” (titolo originale “La Bête Humaine” ), capolavoro di Jean Renoir, ispirato all’omonimo testo di Zola . Perché l’adattamento cinematografico girato nel 1938 con Jean Gabin nei panni del protagonista Jacques Lantier, testimone dell’omicidio commesso da Roubaud, capostazione a Le Havre, e poi amante della moglie dell’assassino che farà di tutti per incitarla ad uccidere il marito; è ritornato nei cinema di Parigi e dintorni proprio ieri, mercoledì 27 novembre 2013, grazie al sapiente lavoro di restauro HD eseguito su commissione di StudioCanal (importante società francese di coproduzione, acquisizione e distribuzione di film, filiale del francese Canal+) dal laboratorio italiano Immagine Ritrovata di Bologna. E’ quindi grazie all’impegno di tecnici nostrani che gli spettatori ritroveranno tutta la bellezza di scene mitiche, che integrano in un’atmosfera ad alta tensione, gli effetti spersonalizzanti della rivoluzione industriale e l’integrazione fagocitante uomo-macchina, metafora di una paura mai sopita. Il complesso procedimento di recupero A partire dalle bobine dei negativi originali conservati presso il Centre national du Cinéma et de l’Image animée (CNC) , trasportate in specifiche condizioni ambientali di temperatura costante indispensabili per proteggere le pellicole, gli esperti hanno lavorato innanzitutto alla riparazione delle perforazioni per permettere lo svolgimento e la proiezione. Ogni immagine è stata poi pulita attraverso uno specifico apparecchio ad

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"La bestia umana" di Émile Zola

Quale miglior prova delle teorie deterministiche che un vero e proprio “romanzo dimostrativo”? Ecco il nucleo vincente della “magia spuria” contenuta nella narrazione netta e priva di fronzoli di Zola . Con “La Bestia Umana” , diciassettesima cima, appartenente proprio a quel ciclo dei Rougon-Macquart , che, non a caso, vanta l’evocativo sottotitolo di “storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero”, si mette in scena un nuovo capitolo di quel singolare miscuglio di crudezza e disincanto che è all’origine dell’indimenticabile sortilegio dello stile naturalista, ripetutosi innumerevoli volte nell’inventiva dello scrittore. Abusi, vili questioni di denaro, sospetti di avvelenamento, omicidi, relazioni violente ed umilianti fin nel seno delle famiglie stesse, fanno da cornice alla vicenda di Jacques Lantier, macchinista della linea Parigi-Le Havre, che intrattiene una relazione personale dai “tratti quasi amorosi” con la locomotiva che conduce. Lei che è allo stesso tempo, ferroso simbolo di progresso e femminile amante, ma anche sbuffante e tirannica custode delle ragioni della modernità e del progresso, che accoglie e divora i binari che solca. La speranza ed il desiderio di riscatto non sono assenti da una storia “tremendamente umana”, che evolve per azioni di individui che non possono ricordare

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