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"Manuale di di pittura e calligrafia" di Saramago

H. fa il pittore, anche se ha abbandonato la deriva dell’arte per virare verso il ritratto, in fondo non è che abbia tanta scelta con i tempi che corrono, con il regime che incombe e la tensione imperante. Ma il suo talento per la figura non è poi così sviluppato come quello per la scrittura, e il tutto cambia direzione, la sua attività subisce un vero e proprio “spostamento dimensionale” per orientarsi verso la calligrafia, sintesi sublime di parola e disegno. La storia si chiama “Manuale di di pittura e calligrafia” ed è un triangolo di lettere, un complicato intrigo di personaggi che si identificano con una semplice iniziale, come nella migliore delle tradizioni kafkiane. Una vicenda, al limite dell’autobiografico, quasi un diario trasfigurato della vita dello stesso premio Nobel José Saramago , che oscilla tra Portogallo e Italia, affondando nell’atmosfera fascista e nella speranza della liberazione. Si tratta in fondo di una nuova chiave, dopo il “ritratto appassionato” di Armando Baptista-Bastos, per carpire i segreti dell’immaginazione del grande scrittore. […] e questi fogli di carta sono un altro tentativo, cui mi avvicino a mani nude, senza colori ne pennelli,

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L’Italia non è un paese per intellettuali: qualche spunto di riflessione da un’intervista di Eco al Guardian

Ieri il giornale inglese Guardian ha pubblicato un’intervista a Umberto Eco , uno degli italiani che ancora può vantare credito all’estero per la sua caratura intellettuale. Tra gli argomenti che l’Umbertone nazionale ha tirato fuori davanti ai giornalisti inglesi ce n’è uno che deve farci riflettere più degli altri e che riguarda la vita intellettuale del nostro paese. In particolare Eco afferma che l’Italia non è un paese intellettuale, che “sulla metropolitana di Tokio tutti leggono, mentre in Italia non lo fa nessuno” e che in fondo è proprio per questo che Berlusconi ha vinto facilmente la sua battaglia, riuscendo a trasformare il termine “intellettuale” in qualcosa di molto simile a un insulto. Per molti aspetti Eco non si sbaglia, anzi, coglie in pieno la mancanza che sfibra il nostro paese: il disinteresse del pubblico per la cultura. E’ vero, una volta in Italia c’erano personaggi del calibro di Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Primo Levi, Federico Zeri, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia, Franco Fortini e altri centinaia, noti e meno noti. Ma c’era anche l’abitudine di dar loro ascolto, i loro …

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Una conversazione con Enrico Deaglio. Seconda parte.

Ecco a voi il seguito dell’intervista che abbiamo pubblicato su queste pagine lunedì. Dopo aver parlato con Enrico Deaglio del suo romanzo d’esordio, Zita, il discorso è proseguito – ed era quasi un obbligo – sul futuro del giornalismo all’epoca dei supporti digitali, ma anche sul presente e, soprattutto, sul futuro del nostro paese e dell’Europa. Continua a leggere dopo il salto… A proposito della grave crisi che sta attraversando l’Europa e che ne deciderà il futuro, vorrei sottoporre alla sua attenzione una frase che ho letto sul Guardian settimana scorsa: I pacchetti di austerity imposti oggi ricordano in modo lugubre i risarcimenti imposti alla Germania alla fine della Prima guerra mondiale. Potrebbero anche essere tutti “giusti”, ma l’impoverimento forzoso di greci, portoghesi e italiani per onorare il valore cartaceo dei debiti tedeschi e francesi equivale a un’istigazione alla rivolta. Cosa ne pensa? Il parallelo con i risarcimenti tedeschi dopo la prima guerra mondiale non li condivido. Però sono d’accordo che il vivere sull’impoverimento di Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e altri, significa di certo aumentare le tensioni. Nel futuro del giornalismo cosa vede? Noi vecchietti siamo affezionati a questa cosa che chiamiamo Giornalismo di qualità – le inchieste, per esempio – spero che tutto questo continui, anche perché la gente abbia piacere di leggere cose di questo tipo, informate, colte. Dall’altra parte però è fantastico il ruolo che sta avendo la Rete nella realtà. Penso alle rivoluzioni arabe, per esempio, nelle quali i social network hanno avuto un ruolo importante. Se pensiamo solo alla frase che c’era scritta …

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Sete, di Christopher Pike. Proseguono le avventure di Sita/Alisa, vampira di 5000 anni

Sete , di Christopher Pike , interessante e prolifico autore YA, per adulti e per ragazzi del fantastico e del mistery/thriller americano, è il seguito di Preda , secondo e atteso volume accorpato della serie The Last Vampire/Thirst (vedi schema e nota più sotto). Romanzo urban fantasy davvero ricchissimo quello che ci accingiamo a leggere! E, a detta dei lettori americani, anche molto ben costruito. La storia, in estrema sintesi, è questa: Sita/Alisa, vampira di 5000 anni, indiana bionda, americana d’adozione, dopo le particolari vicende del primo volume (di cui vi invito fortemente a leggere qui ), a base di vampirismo e induismo , ha ottenuto ciò che desiderava. E’ tornata umana. Scopre, inoltre, che Ray, il grande amore reincarnato, non è morto, ma è stato riportato in vita. Al colmo della felicità, Sita comincia con lui una nuova esistenza. Che comprende anche la nascita di una bambina, Kalika. Il destino vuole, però, che la bimba nasca vampira e assetata di sangue. Non solo. Si scoprirà, infatti, che Kalika è la reincarnazione di qualcuno di molto potente e…

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