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Le inserzioni su Facebook

Facebook

Facebook è anche nel 2018 il social più utilizzato con un grafico in costante crescita. Il numero di utenti registrati è il maggiore rispetto a tutti gli altri social network.

Dalla nascita ad oggi

Anche se la sua storia, è nota a molti, ripercorriamo i dati più salienti:

Facebook è un social media e social network lanciato il 4 febbraio 2004, posseduto e gestito dalla società Facebook Inc., basato su una piattaforma software scritta in vari linguaggi di programmazione. Il sito, fondato ad Harvard negli Stati Uniti da Mark Zuckerberg e diversi colleghi tra cui Eduardo Saverin, Andrew McCollum, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, era originariamente stato progettato esclusivamente per gli studenti dell’Università di Harvard, ma fu presto aperto anche agli studenti di altre scuole della zona di Boston, della Ivy League e della Stanford University.

Gli utenti possono accedere al servizio previa una registrazione gratuita, durante la quale vengono richiesti dati personali come nome, cognome, data di nascita e indirizzo email.

Facebook non è concepito solo per le persone fisiche e la loro vita privata ma, attraverso un servizio dedicato (Facebook for Business), è anche un strumento di social marketing.

Inserzioni pubblicitarie su Facebook

Oggigiorno le aziende possono pubblicizzare la propria attività anche grazie a facebook.
La promozione avviene su più fronti con attività gratuite ed altre a pagamento.

Prima di tutto è necessario creare una pagina aziendale – gratuita e poi promuovere le proprie attività attraverso dei post- gratuiti o a pagamento. 

Esistono due tipologie di attività a pagamento che Facebook mette a disposizione per incrementare la visibilità:

  • inserzioni della propria pagina per ottenere più follower,
  • inserzioni per promuovere il singolo post per ottenere più like, commenti e condivisioni, oppure per invitare a cliccare sul link del post stesso.

Tutte le inserzioni richiedono la scelta del pubblico in base a delle caratteristiche come località, età e interessi.

E per finire è necessario stabilire un limite di spesala durata dell’inserzione stessa.

Instagram, il nuovo social

Instagram

I social network sono il nuovo modo di condividere e ritrovarsi.E questo si fa sempre più spesso tramite le immagini: foto e video. Non è quindi difficile capire il sempre più alto numero di consensi che registra Instagram.

Instagram

Instagram è identificato anche come il social delle foto:

Instagram è un social network che permette agli utenti di scattare foto, applicarvi filtri, e condividerle in Rete. Nel 2012 l’azienda è stata comprata per un miliardo di dollari da Facebook Inc.

In Italia è usato da 14 milioni di utenti ogni mese e da 8 milioni di utenti al giorno (soprattutto donne: 53%).

Pubblicare su Instagram

Chi pubblica su instagram? Chiunque è la risposta: utenti da tutto il mondo ma anche ditte e brand che vogliono portare a conoscenza il proprio messaggio pubblicitario.

Instagram diventa una piazza su cui, grazie alle immagini, quindi in un modo semplice ed intuitivo, si veicolano messaggi visivi.

Diventa quindi indispensabile trovare la chiave per farsi notare dal maggior numero di persone in un crescendo di like e followers.

Come fare? Ecco alcune risposte.

1 Bacheca uniforme

Il primo passo da seguire è quello di creare una bacheca che sia il più omogenea possibile

2 Foto chiare

Il secondo passaggio è quello di postare foto chiare, dai toni luminosi

3 Orario e visibilità

Bisogna ora valutare in quale orario postare: per farlo basterà accedere agli insight della pagina Instagram e riconoscere qual è il momento in cui i propri followers sono maggiormente attivi: quella sarà l’ora X.

4. Ashtag

Utilizzare  ashtag, ovvero parole chiave che vanno a definire la foto e gli interessi mostrati in essa, è obbligatorio.

Infatti sarà grazie agli ashtag che gli altri utenti che ancora non conoscono la pagina potranno entrarne in contatto, mettere like e, soprattutto, seguirla.

Una sola raccomandazione:  il numero massimo di ashtag per singola foto è 30 da suddividere tra i più utilizzati -15-, mediamente utilizzati – 10- e poco utilizzati -5.

La reputation sul web

Personal branding

Affermarsi e crearsi un’identità all’interno della società è il nostro obbiettivo giornaliero.
Neanche ce ne rendiamo conto, poichè è in realtà un processo innato, ma le nostre azioni sono volte a mostrare il nostro volto, vestiti , idee in modo tale da darci un certo carattere agli occhi altrui.

La stessa cosa avviene per un’azienda, un brand. Così come noi, l’azienda si deve costruire una certa fama, una reputazione.

La Brand reputation

Ecco perchè ogni giorno sentiamo parlare di brand reputation.

La brand reputation o reputazione della marca, identifica la web reputation riferita al nome di un prodotto, di un’azienda o di un marchio, ovvero quanto e come il nome di un prodotto o di un marchio è conosciuto e apprezzato sul web.
La brand reputation non dipende solo dalla comunicazione dell’azienda, come era prima dell’avvento del digital marketing, ma è il risultato di un processo collettivo, nel quale hanno un ruolo fondamentale tutti gli stakeholders dell’impresa e la reputazione finisce per dipendere da come essi percepiscono il brand e le azioni che l’azienda intraprende quotidianamente. La reputazione di un brand diventa elemento centrale nelle strategie di comunicazione aziendale.

In un’ottica vincente di strategia web marketing, il processo di creazione di una brand reputation è fondamentale.
La reputazione, ovvero la percezione che i clienti avranno dell’azienda, è fondamentale per la sua espansione.

Basti pensare a quando noi stessi vogliamo acquistare un prodotto: ci basiamo sulla percezione o le opinioni che abbiamo di questo prodotto e sulla “fama”della ditta stessa.

Brand reputation e web

Come crearsi quindi una brand repution?

Uno dei canali più in voga è il web. E grazie a diverse azioni di web marketing è possibile andare a proporre un’immagine della propria azienda.
Di certo i social networks sono uno fra gli strumenti più utilizzati, grazie ai quali è anche possibile mostrarsi oltre che interagire con i propri clienti.

Acquisire una brand reputation è oggigiorno fondamentale, spero che l’abbiate capito!

 

 

Applicazioni serverless, cloud e microservizi

applicazioni serverless

Salvare fotografie e note sul cloud.
Guardare un film su Netflix.
Comprare un oggetto su Amazon.
Cosa avranno mai in comune queste tre azioni apparentemente così diverse?

Alla loro base la stessa tecnologia

Avete mai sentito parlare di serverless computing? A dire il vero, in altra forma, vi garantisco che ne parlate costantemente e soprattutto lo utilizzate abitualmente.

I tre esempi sopracitati infatti si basa sulla stessa tecnologia di fondo: il serverless computing.
Che cos’è quindi il serverless computing?

Il Serverless computing è un modello di esecuzione di cloud computing in cui il provider cloud gestisce dinamicamente l’allocazione delle risorse del computer. Il prezzo si basa sulla quantità effettiva di risorse consumate da un’applicazione, piuttosto che sulle unità di capacità pre-acquistate. Si tratta di una forma di utility computing.

Cloud e microservizi

Il cloud è, per definizione, un sistema virtuale di archiviazione, elaborazione e trasmissione dati che trova “appoggio” in internet.
Insomma, una spazio virtuale dove noi “mettiamo le nostre cose” per poterle ritrovare su altri dispositivi o creare un backup dati.

I microservizi invece derivano dal fatto che, come nel sistema di netflix, è possibile usufrire di servizi on demand e pagare solo per i contenuti visualizzati di cui si ha usufruito.
In questo caso parliamo di un basilare risparmio di denaro.

Ma il primo, in ordine di tempo, ad aver lanciato un servizio serverless computing è stato Amazon nel 2014.
Amazon ha infatti acconsentito agli sviluppatori di creare delle funzioni cloud-based che poggiano e vengono gestiti dai suoi data center.

Il vantaggio nel mondo IT

Visto che conosciamo bene i vantaggi nel nostro campo di applicazione, la domanda ora è:  qual è il vantaggio che ne trae il mondo IT?

Risposta semplice: i programmatori potranno concentrarsi sulla programmazione delle applicazioni senza curarsi delle problematiche relative al server virtuale che viene invece gestito da terzi.

Insomma, a conti fatti, questo cloud ci è davvero amico!