Festivaletteratura 2013: intervista a Cristiano Cavina

Quattro chiacchiere con Cristiano Cavina, al Festivaletteratura di Mantova. Seduti ad un caffé, nella già calda mattina mantovana, abbiamo incontrato Cristiano Cavina , in una conversazione che ci ha permesso di approfondire alcuni punti del suo ultimo libro “Vietato imprigionare i sogni”, pubblicato proprio in questi giorni e al quale saranno dedicati alcuni appuntamenti . La storia di uno dei tanti alter ego di questo “quasi quarantenne” con le scintille negli occhi che, dopo tanti successi letterari, sembra quasi convincersi di esser diventato uno scrittore, pur preferendo, per sua stessa precisazione, la definizione di narratore. Il Festivaletteratura come propulsore. La tua esperienza. Devo esser sincero. La prima cosa alla quale penso è mio figlio. Perché è nato quando io ero qua, prematuro. Doveva arrivare a fine ottobre ed è nato ad inizio settembre. In una domenica mattina nella quale avevo un incontro e che naturalmente non ho fatto perché son corso a Ravenna a vedere il mio bimbo che era nato in anticipo. La prima cosa che mi viene in mente di Mantova è Giovanni. E poi tante altre. Ho giocato a scacchi contro Boris Spassky. Mi ha insegnato a giocare il prete di Casola, e lui mi ha fatto anche i complimenti. Dopo venti mosse mi ha detto qualcosa tipo “non so se sei un genio o sei scemo”. Alla fine ha avuto la certezza che ero scemo perché ho provato a vincere e naturalmente ho perso clamorosamente. E’ bello perché qui ci sono i lettori che vengono a parlarti. E io che non avrei mai pensato di andare un giorno al Festival di Mantova, ho viaggiato per “Scritture Giovani” in tanti Festival d’Europa e poi sono stato anche invitato al principale. E’ stata forse la prima volta che quasi quasi pensavo di essere uno scrittore , e invece non lo sono, al massimo sono un narratore. Però direi che per un ragazzo cresciuto studiando ai tavolini del Bar Nuovo di Casola Valsenio …

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