"Gli uomini del giovedì" di Tonino Benacquista

Se vi dicessi che in quel di Parigi c’è un gruppo di uomini che si riunisce tutti i giovedì alle 19, senza eccezioni di sorta, per condividere le proprie esperienze e i più reconditi pensieri, forse non mi credereste. Oppure fareste in fretta a liquidarmi dicendomi che devo aver ingigantito la cosa confondendola con qualche riunione di alcolisti anonimi (alle quali peraltro sono ammesse anche le donne) o peggio, mi consigliereste di stare alla larga dai sospetti consessi dalle possibili derive settarie. E invece io ve lo consiglio vivamente di metterci il naso nella storia di questo “circolo del giovedì” che parla di “androgini incontri periodici”, che nonostante non si appoggino su un vero e proprio statuto, sembrano obbedire ad una pratica più che definita. Di indagare sui presenti, che non sono sempre gli stessi, ma che riescono a mantenersi in un numero più o meno costante, di approfondire il discorso sul loro continuo spostarsi di luogo in luogo, come un “gruppo itinerante e misterioso” e di parlarne tranquillamente con altri, per conoscere anche il loro parere su questi componenti che si accontentano di esprimersi una volta sola. E l’argomento per di più, non sembra davvero cosa da poco. Amori, amanti e compagne. C’è persino chi sostiene “che l’usanza nasceva dalla disperazione dei Sabini che piangevano le loro donne rapite dai Romani”. In fondo si tratta dello spirito del romanzo di Tonino Benacquista , nome italiano come le origini dello scrittore, che però “compone nell’idioma di …

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