Le manie degli scrittori per trovare ispirazione

Scrivere ha i propri riti (e miti). Ognuno di noi ha il proprio modo di scrivere, non solo inteso come stile, ma anche come modalità messe in pratica prima di prendere la penna (o la testiera) in mano. Delle manie degli scrittori abbiamo già parlato. Ecco un’altra serie di curiosità che riguardano scrittori del passato e i loro riti per scrivere. Magari qualcuno potrebbe fungere da ispirazione nel caso del classico blocco dello scrittore… John Milton (1608-1674) scriveva avvolto in un vecchio cappotto di lana; Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707-1788) scriveva solo se aveva polsini di pizzo e fronzoli e la spada al fianco; Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) preferiva scrivere in campagna, possibilmente al sole. Se il rumore di fondo lo infastidiva troppo, si turava le orecchie con tappi di ovatta; Johann Christoph Friedrich von Schiller (1759-1805) scriveva solo se aveva i piedi in una bacinella con acqua freddissima; François-René de Chateaubriand (1768-1848) dettava al suo segretario mentre camminava scalzo per la sua stanza; George Gordon Noel Byron, VI barone di Byron (meglio conosciuto come Lord Byron , 1788-1824) era ispirato dal profumo del tartufo e per questo ne aveva sempre con sé; Honoré de Balzac (1799-1850) andava a letto alle diciotto e veniva svegliato da un servo a mezzanotte; quindi, vestito di bianco come un monaco, iniziava a scrivere per dodici/diciotto ore di fila, avendo sempre a portata di mano del caffè (Balzac aveva una vera e propria dipendenza dalla caffeina ); Alexandre Dumas (1802-1870) per scrivere indossava una specie di tonaca rossa, con maniche larghe e sandali; Victor Hugo (1802-1885) …

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