Miele amaro e mandorle dolci, il Libano di Maha Akhtar

Le avventure si mescolano sullo sfondo dei paesaggi libanesi e della lacca, delle paillettes e delle macerie. Il suo ultimo libro l’ha ormai resa celebre in Spagna, con un titolo ben più corto di quello che ci lascia presagire la versione italiana, eppure dietro quel miele e quelle mandorle descritte da Maha Akhtar , scrittrice, giornalista e ballerina di flamenco, si racchiude una certa idea di Libano . Un paese straziato dalla guerra e dalle pressioni politiche interne ed esterne, ferito eppure ricco delle differenze etniche sostanziali che lo caratterizzano e che si rincorrono tra le pagine di “Miele amaro e mandorle dolci” , storia di quattro donne destinate ad incontrarsi intorno al Cleopatra , salone di bellezza gestito dall’esplosiva Mouna , con l’aiuto della silenziosa Amal dalle mani d’oro, in un angolo di quartiere caratterizzato da voci di corridoio, due pasticcere sessantenni piuttosto invadenti, una proprietaria burbera ma generosa, invidie, grandi problemi economici e anche sorrisi, annegati a suon di caffé, mammura e mamul. Sulle sue poltroncine scrostate si ritrovano un po’ per caso alcune signore dell’alta società, da Nina forte di un talento gastronomico e gravata da un pesante passato sulle spalle a Imaan , astro splendente della diplomazia internazionale dalla tormentata vita privata fino a Lailah , bellissima Miss Libano, pentita di aver barattato la sua avvenenza con un’esistenza comoda e insulsa e tutta una serie di intrecci, con al centro un ristorante italiano e la sua affabile proprietaria Claudia, che le stringeranno sempre di più innalzando un vero e proprio inno alla ricchezza dell’alterità, una profonda lezione sussurrata in …

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