Pellegrino di cemento, di Flavio Stroppini

Si avvicina un bambino. Perché scatti fotografie? Chiede. Gli rispondo che in questa casa è nato un personaggio famoso. Un calciatore? Chiede. No! Un architetto! Rispondo. Costruisce le case, rispondo. Ah! Dice. Come quelli dell’impresa Forberes, che stanno rifacendo la casa dei vicini. Poi se ne va, annoiato. Cento anni fa l’architetto Le Corbusier intraprese il suo Voyage d’Orient: era il 1911 e il suo viaggio lo avrebbe condotto attraverso Germania, Boemia, Austria, Balcani, Romania, Bulgaria, Ungheria, per poi fermarsi al Monthe Athos. Visitò Instanbul, Praga, Budapest. Sui suoi passi si mette oggi Flavio Stroppini, affascinato dall’architettura ma non architetto, che firma questo Pellegrino di cemento a 100 anni dall’impresa, confrontando cronache e impressioni personali con quelle dell’architetto, scegliendo di viaggiare “Solo. Con mezzi pubblici. Restando a terra, toccando la terra. Ascoltando e guardando”. Si parte da Tubingen e la Foresta nera, che è un mare. Un mare solido nel quale è impossibile annegare. Però se la attraversi in un giorno di vento la vedi che si muove, onda dopo onda. Nel mezzo isole. Paesi aggrappati alle rocce, solitamente dominati da una chiesa, un castello o una cattedrale. C’è Stoccarda, dove le nuvole “regalano una breccia di cielo”, guardate a testa in su dopo un paio di birre con un amico, e Francoforte, che …

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