Robert Darnton, di chi sarà la biblioteca globale prossima ventura?

Ieri ho ascoltato il Professor Darnton ospite delle tre Fondazioni dei grandi gruppi editoriali milanesi, per una presentazione del suo ultimo lavoro: Il futuro del libro , una raccolta di undici saggi uscita da poco in italiano. Lo rivedremo sulle pagine di Blogo per l’altro incontro di domani a Perugia, dove spiegherà ai fortunati spettatori come il blog abbia una storia di 250 anni. Cosa ci ha raccontato Darnton? Ma sopratutto lui chi è? Robert Darnton è Direttore del sistema bibliotecario di Harvard, e di biblioteche ha parlato qui a Milano. Se ne legge poco su Booksblog, ecco qualche nota dalla presentazione, nel seguito di questo post uscito un po’ lunghetto. Per prima cosa, son rimasto sbigottito dal suo colpo ad effetto: Tetraedron, rivista di chimica da quarantamila Euro l’anno. Esempio di un mercato matto, dove i prezzi in costante aumento hanno messo in crisi un intero sistema. Le riviste costano, troppo, le biblioteche universitarie possono permettersene poche, la foliazione diminuisce e chi la paga sono i tesisti che non trovano più spazio per pubblicare le proprie ricerche. La soluzione? Passare al digitale e al sistema Open Access, dove i lavori di ricerca sono aperti alla lettura e alla valutazione dei colleghi sul web in maniera gratuita. Nel 2001 Berkeley e Stanford lanciano una petizione perchè i professori scrivano solo per riviste aperte, e la cosa ha successo: la Public library of science si impone come modello e acquista prestigio nell’ambiente accademico. Oggi Harvard ha un archivio digitale sul quale i professori hanno potere di opt out, in altre parole i loro lavori sono resi disponibili al pubblico a meno di un’espressa richiesta in senso contrario da parte dell’autore. I numeri: 6190 articoli online gratuitamente e il 70% di professori attivi. Purtroppo manca un modello di business: è solo Google Books a prevedere un accesso su abbonamento, nemmeno alle biblioteche pubbliche è concesso di connettersi gratuitamente. E così Google, da forza positiva, finisce per diventare un nemico per …

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