Su Robert Musil, nel giorno del suo 131° compleanno

Il 6 novembre del 1880 a Klagenfurt nasceva Robert Musil, autore di uno dei romanzi più complessi dell’intero Novecento. Sto parlando, evidentemente, de L’uomo senza qualità, romanzo che, proprio a causa della sua mole e della sua difficoltà, potrebbe facilmente vantare un piazzamento molto alto nella classifica – fortunatamente inesistente – dei Romanzi-più-abbandonati-dai-lettori. Una delle spiegazioni migliori dell’osticità e della complessità di questo immenso e inconcluso libro – in un bizzarro gioco del rovescio, esattamente come gran parte dei lettori non sono mai riusciti a finire di leggerlo, l’autore, sorpreso dalla morte, non è riuscito a finire di scriverlo – è il giudizio che ne dà Claudio Magris in uno dei pezzi di Itaca e Oltre: L’Uomo senza qualità è il grandissimo libro, alato e preciso, il quale rappresenta la realtà che non abita più nel Tutto ordinato e anzi ne trabocca, non più arginata dal secolare concetto di limite e dal secolare divieto dell’illimitato, dilatandosi in tutte le direzioni come il romanzo che le diene dietro. Il capolavoro di Musil è l’enciclopedia, la summa totale di una realtà che non può essere più abbracciata per intero, perché essa stessa non si raccoglie più in un intero, e che non può essere più vissuta epicamente, nel suo spontaneo fluire, perché essa consiste nella riflessione su se stessa e sulla propria rappresentabilità. Se le grandi opere epiche danno l’illusione della vita che si racconta da sé, l’Uomo senza qualità è l’epopea della riflessione, della vita che indaga e ritrae la propria impossibilità a essere raccontata in una storia. Eppure in questa sede vorrei celebrare il compleanno del grande scrittore con qualcosa di più di un semplice e superficiale “invito alla lettura”. Come potrei, tra l’altro, io che non ho mai vinto la sfida con questo libro, questo immenso e spaventoso bivolume scritto in caratteri finissimi che ormai si è…

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