Il giardino dorato, di Harry Bernstein

Cosa succederebbe se riuscite a diventare uno scrittore a 90 anni suonati? Probabilmente, molti degli amici a cui vorreste dare la notizia sarebbero scomparsi da tempo, per malanni d’età, e l’anticipo che vi darebbe l’editore lo spendereste per la cura della vostra persona. Ad esempio, come ha fatto Harry Bernstein, assumendo una badante a tempo pieno. La storia di quest’uomo è davvero incredibile e bellissima e ve ne abbiamo già parlato con Il muro invisibile , la prima delle tre parti della trilogia della sua vita. Nel Giardino dorato racconta come dopo anni e anni di rifiuti dei suoi romanzi, nonagenario, ha trovato nella scrittura il rifugio per sopravvivere a un presente sempre più grigio. E’ accaduto tutto subito dopo la scomparsa della sua Ruby, conosciuta poco più che ventenne e per cui l’autore ha sempre avuto un forte innamoramento. Sì, un innamoramento durato tutta la vita. Lui e Ruby infatti sono rimasti insieme vivendo prima in un piccolo appartamento, poi riuscendo ad allevare due figli in una casa più grande. Lui scrittore di riviste dopo il fallimento da romanziere, lei segretaria. Hanno vissuto nel Greenwich Village, si sono trasferiti poi in un complesso residenziale per anziani, godendosi insieme la vita. Lei era sempre ’serena, allegra’, affrontava tutto con il sorriso. Lui, testone, abituato

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Il giardino dorato, di Harry Bernstein

Libri autopubblicati: quali sono i più belli?

Ok. E’ andata così: dopo tutti i miei bei discorsi (condivisi da alcuni di voi) sull’editoria a pagamento, che non crea cultura etc…è successo. Ero in fila alla cassa alla Feltrinelli e ho visto un cartello che mi suonava come una presa in giro, e che diceva pressappoco: e se invece di leggere il prossimo libro fossi te a scriverlo? Stiamo molto calmi, ho pensato. Sarà magari uno di questi concorsi letterari a tema sostenuti dall’editore Feltrinelli. Macchè era solo la pubblicità di Miolibro.it, che promette la possibilità di pubblicare (a spese proprie) un testo e poi poterlo vendere anche sul sito della Feltrinelli. Sì, perchè è vero: in America sono tanti i libri che stanno avendo successo grazie al passaparola, autopubblicati dall’autore e poi best seller (vedi Il club delle ricette segrete ). Però, dico: ma come si fa a sperare di riuscire a ’sfondare’ come scrittore/scrittrice? Si ha una ‘vetrina’ dove esporsi? Il mio libro sul sito lafeltrinelli.it può essere ‘trovato’ solo se già si conosce il titolo.

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365 giorni di buona tavola di Beppe e Giuseppina Bigazzi: non solo un libro di ricette

La cucina responsabile è quella che usa ingredienti a chilometri zero, prodotti di stagione ed evita le elaborazioni. Questo, in sintesi, è il messaggio dell’ultimo libro di Beppe Bigazzi, “365 giorni di buona tavola” (Giunti), scritto con la moglie Giuseppina. Un manuale di consigli e di ricette in cui la storia personale del noto enogastronomo si incrocia con le ricette della tradizione italiana. La narrazione è scorrevole, ironica, sagace, e ripercorre la storia della cultura enogastronomica del Bel Paese che a fine di ogni capitolo viene “concretizzata” nel piatto attraverso le ricette della tradizione. Ricette semplici e buonissime che tutti possono realizzare con facilità precedute tutte da un racconto intimo e appassionato dell’autore, raccolte e narrate da Giuseppina Bigazzi. Un libro che va oltre il semplice ricettario, diventando un vero e proprio bignami di consigli, di riflessioni, si attenzione a tutto quello

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Rileggendo “E venne chiamata Due Cuori” di Marlo Morgan

E venne chiamata Due Cuori di Marlo Morgan è la nostra proposta di rilettura. Il romanzo autobiografico della Morgan ha avuto un notevole successo editoriale negli USA e in Italia sono stati venduti circa 600.000 esemplari del libro. La narrazione, classificabile nella corrente “new age di qualità”, ripropone il tema del viaggio come esperienza catartica e come mezzo per una completa metànoia spirituale e umana. Marlo Morgan viene invitata a lavorare in Australia dove non può non essere colpita dalle condizioni in cui vivono gli aborigeni. Per lei, americana, l’emarginazione in cui versano i nativi australiani ha dello sconvolgente, ma ancora più spiazzante è notare come colleghi di alta scolarizzazione considerino gli aborigeni degli inetti, incapaci di produrre cultura e destinati, proprio per questo, all’estinzione. La Morgan decide allora di prendere contatto diretto con gli “uomini veri”, gli aborigeni, appunto, restandone affascinata. Dopo un lento e doloroso processo di purificazione sotto la guida attenta della tribù

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