La Montagna Nuda di Reinhold Messner

Tra i tanti libri che fanno parte della cosidetta “Letteratura di Montagna” questo di R. Messner è sicuramente uno dei migliori e più intensi.
Per le montagne superiori ai 7000 metri, la salita e la discesa dalla stessa via sono una cosa piuttosto ovvia, tranne che per tre eccezioni. Questa è la storia di una di queste eccezioni. I fratelli Messner infatti, nel 1970, scalarono il Nanga Parbat (8125 metri) salendo dal versante Rupal e scendendo dal versante opposto, quello del Diamir.
La spedizione si concluse in tragedia e il fratello di Reinhold, Günther, rimasto indietro nella discesa, svanì nel nulla.
Reinhold racconta la sua versione dei fatti in questo libro, soprattutto per zittire le polemiche che nell’arco di trent’anni si sono succedute mettendolo più volte sul banco degli imputati (alcuni lo accusarono di aver abbandonato il fratello sulla parete per potersi salvare).
Il ritrovamento del corpo di Günther nel 2000 a quota 4600 metri sembra dar ragione alla versione del libro.
Per tutti gli alpinisti e per gli amanti delle avventure estreme, un libro che lascerà una traccia indelebile nelle vostre memorie. Un grande libro.

La montagna nuda. Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine, di Reinhold Messner, 2003.

La montagna nuda. Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine, di Reinhold Messner, 2003

Il Nanga Parbat.

Recensione di Montag

Moby Dick di Herman Melville

Moby Dick di Melville è al secondo posto nella top-ten dei libri letti finora. Il suddetto autore è un tipo veramente tosto, quello che racconta è esperienza pratica, vita di tutti i giorni per lui che ha solcato i mari a caccia di balene. Ciò che più mi ha colpito di questo cult assoluto è stato il modo di trattare l’argomento “balena”, ultimo grande simbolo dell’illusione immaginativa. Melville analizza ogni aspetto del mastodontico mammifero, come dimostra l’indice del libro, suddiviso in centotrentacinque capitoli: “Cetologia”, “Il solcometro e la sagola”, “La testa del capodoglio: schizzo comparativo” e così via fino all’ultimo epico capitolo: “La caccia. Terzo giorno”, che con l'”Epilogo”, forma una specie di crepuscolo degli dei letterario. Concluso il libro, l’idea/oggetto “balena” assumerà per voi un peso centotrentacinque volte superiore a quello che avevate prima di iniziarlo. Il tutto in una prosa moderna (per l’epoca). Ineguagliabile. Cinquecento pagine intense.

Moby Dick, Herman Melville, 1851.

Moby Dick, Herman Melville, 1851

Recensione di Montag

Castelli di rabbia di Alessandro Baricco

Il primo libro che ho letto di Alessandro Baricco. Mi era piaciuto tantissimo allora, l’ho riletto qualche anno fa e non sono più riuscito a finirlo…

Belli i personaggi (il pazzoide sognatore romanticamente illuso Pekisch su tutti) però alla fine la leziosità di Baricco prevale sulla sua indubbia capacità di saper raccontare una storia. Contiene comunque alcuni momenti a mio avviso molto alti.

Castelli di rabbia Alessandro Baricco

Recensione di Nicola Boschetti

Branchie di Niccolò Ammaniti

Libro comprato per caso e letto sul dondolo, d’estate. Dopo un inizio triste e angosciante, il racconto prosegue in un’escalation di follia fino al finale a sorpresa. E’ stato uno dei pochi libri (insieme al mitico “La versione di Barney”) che mi ha fatto ridere davvero, sonoramente (se qualcuno ti vede ridere mentre leggi un libro pensa che sei un pazzo…).
Opera primis di quello che si rivelerà il migliore tra i giovani autori italiani con i romanzi “Ti prendo e ti porto via”, “Io non ho paura” e “Come Dio comanda”.
Consigliato.

Branchie, Niccolò Ammaniti, 1997.

Branchie
Copertina del libro

Recensione di Montag