Aspetta primavera, Bandini di John Fante

Prosa spedita e lineare, descrive la testimonianza autobiografica e romanzata di John Fante. Con ironia e occhio cinematografico Fante racconta la vita di Arturo, maccarone o broccoletto nella vecchia grande America.
Suo papà Svevo è uomo rude, cresciuto in Abruzzo ma già con cittadinanza americana. La mamma, Maria Toscana, condanna il marito a vivere come un randagio, sospettandolo di tradimento.
Intanto il Colorado è sotto la neve.
Arturo accudisce i fratellini a suo modo: il mitico August (che adesso sarà arciprete) e Federico.
Nel frattempo sogna il suo amore: Rosa. E adesso viene Natale… e la nonna.

Fante è di facile lettura ma molto intenso, sintesi perfetta tra cosa si racconta e come lo si racconta.
Bravo “Hank” nel definirlo uno dei maestri.

Patrimonio dello stato italiano!!

Oh Marie, ohi Marie… quanto suonno aggiù pers pettè, famme durmì, famme durmì…
Louis Prima, Oh Marie.

Aspetta primavera, Bandini – John Fante, 1938.

Aspetta primavera, Bandini
Locandina di un film dell’89
Regia di Dominique Deruddere

Recensione di Montag

Una questione privata di Beppe Fenoglio

Il libro racconta l’ amore di Milton per Fulvia, durante la resistenza italiana.

Milton è un ragazzo, è un partigiano, è un uomo di legno, è indistruttibile.
Solo chi ha fatto la guerra può rendersi conto dei limiti che può raggiungere il corpo umano.
Milton si getta in imprese disperate, si priva del sonno e della fame, vive nel freddo e sotto la pioggia, su e giù per colline fangose alla ricerca di Fulvia, della verità su Fulvia e sul suo amico Giorgio….
Milton è un uomo solo che si staglia contro il cielo della guerra, alla ricerca di sè stesso.
Beppe Fenoglio scrive con uno stile ficcante e poetico allo stesso tempo. E’ incredibile la sua capacità di abbinare parole che unite tra loro diventano magiche. Il suo romanzo raggiunge i livelli di “Per chi suona la campana” che valse il Nobel ad Hemingway.
Indimenticabile.

Una questione privata, Beppe Fenoglio, 1963.

Le Langhe, dove è ambientato il romanzo

Recensione di Montag

La Famiglia Winshaw di Jonathan Coe

Wow! Gran bel libro!
La mia prima esperienza con lo scrittore inglese Jonathan Coe, e devo dire: esaltante!

La Famiglia Winshaw è un romanzo che si pone a cavallo fra la saga familiare e il thriller, dove il sapiente stile di Coe guida il lettore, con una dovizia di particolari davvero minuziosa (ma che nulla toglie al piglio avvincente del racconto) alla scoperta dei componenti di una aristocratica e fra le più influenti famiglie inglesi.

L’opera si snoda quindi attraverso il racconto dello scrittore Michael, che ripercorre le tappe che lo hanno portato a redigere l’intera storia recente della Famiglia Winshaw, e nel far ciò l’autore Coe ci tratteggia un’Inghilterra spaesata, allo sbando, dominata da rapaci uomini (e donne) saldamente insediati nei posti di comando del paese, attraverso una visione cinica, lucida e talvolta efferata di quella che è la sua percezione del cosiddetto “potere” britannico negli anni di piombo della Lady di Ferro.

E sapientemente Coe accompagna il lettore, in un susseguirsi di flashback, di memorie, di ricordi che vanno a ricomporre un mosaico, fino al finale, crudo, eclatante ed inevitabile. Davvero gran bella lettura.

La Famiglia Winshaw

Recensione di Nicola Boschetti

Sven Hassel / Andrea Pazienza

Tra le ultime pagine di un fumetto di Andrea Pazienza (Zanardi, I classici del Grifo n. 13, 1993) viene proposto questo test:
“SEI UN GIOVANE CHE FA TENDENZA?”
La domanda numero 14 è “Di Sven Hassel hai letto”:
a) tutto
b) qualcosa
c) mai coperto

La prima volta che feci il test risposi “c) mai coperto”, non sapevo chi fosse Sven Hassel. Ma mi ripromisi di leggere qualcosa di lui.
Così ho letto 7 dei suoi libri:

Colpo di mano a Mosca
Battaglione d’assalto
Gli sporchi dannati di Cassino
Corte Marziale
General SS
Maledetti da Dio
Gestapo

Sven Hassel (pseudonimo di Willy Alberg) nacque nel 1917 in Danimarca. Chiamato a combattere sotto le bandiere del Terzo Reich, disertò, conobbe gli orrori del campo di concentramento, fu trasferito poi in una compagnia di disciplina e avviato al fronte russo dove combattè fino alla dissoluzione della Wermarcht. Fu costretto a uccidere per non essere ucciso dai suoi stessi superiori… e questo per anni… sempre sul filo del rasoio, mentre intorno a lui fior di generali venivano condannati a morte dalla Gestapo, organo di polizia suprema in un sistema completamente allo sbando, dominato dal caos. Negli anni della disfatta, il giocattolino dell’Adolfo si ritorse su se stesso portando al suo interno tutto il dolore e le ingiustizie commesse fuori e finendo col mangiarsi le proprie budella.
Le storie decisamente pulp di Hassel vedono un gruppo di dannati (Barcellona, Fratellino, il Legionario, Porta, lo stesso Sven ecc…) costretti a battersi in eterno tra le rovine e le miserie dell’anima che hanno caratterizzato la seconda guerra mondiale.

ps : Andrea Pazienza è il piu grande fumettista che abbia mai calcato il suolo terrestre. Il suo potenziale purtroppo, è rimasto in buona parte inespresso, a causa della morte sopraggiunta nel 1988, a 32 anni. Se fosse ancor oggi tra noi, avrebbe senz’altro collaborato con le grandi case di fumetti americane, magari disegnando Batman o Spider Man… Dalle sue opere sarebbero stati tratti colossal cinematografici. Forse ad un certo punto della sua vita si sarebbe messo egli stesso dietro la macchina da presa… uno dei suoi film sarebbe stato tratto dai libri di Sven Hassel.

Hassel-Pazienza
Sven Hassel (a sinistra) e Andrea Pazienza

Recensione di Montag