Tag Archives: adriana-zarri

Un eremo è il cuore del mondo, di Francesco Antonioli

Francesco Antonioli, giornalista de Il Sole 24 Ore , ha pubblicato, per Piemme, un libro dal titolo Un eremo è il cuore del mondo , in cui attraverso vari “incontri”, presenta vari eremiti o, come dice il sottotitolo, “gli ultimi custodi del silenzio”. Il viaggio tra le eremite e gli eremiti inizia in Umbria per poi spostarsi in varie parti d’Italia e d’Europa. Un viaggio senza dubbio affascinante che, però, mi ha lasciato un po’ di delusione. Non per il libro in sé che è scritto e de-scritto bene, ma per delle scelte editoriali che non condivido. Mi spiego. In copertina – anzi: sulla sovraccoperta – c’è una foto di Adriana Zarri , teologa ed eremita di un certo calibro, deceduta nel 2010. La fascetta promozionale riporta una frase di Adriana Zarri (“ Solo il viaggio dentro noi stessi ci restituisce al mondo innamorati della vita ”) e il titolo ( Un eremo è il cuore del mondo ) strizza l’occhio all’ultimo libro licenziato dalla Zarri stessa ( Un eremo non è un guscio di lumaca – che poi è la riedizione di un suo testo precedente). Alla fine, quindi, ci si aspetta che il libro parli di Adriana Zarri. Non solo di Adriana Zarri, ma anche di lei. Su un totale di duecentoventi pagine, invece, alla Zarri ne sono dedicate quindici. E sono solo un ricordo dell’autore che incontrò la Zarri nel 1996, ben quattordici anni prima che Adriana morisse. Lecito il ricordo di Antonioli, ci mancherebbe altro. Forse meno elegante voler proporre un testo incentrandolo su un gigante come la Zarri e invece raccontando d’altro. A mio avviso la copertina, quella con delle orme che troviamo sotto la sovraccoperta, sarebbe stata più corretta. So che un libro non si giudica dalla copertina: sarà per questo che sono un fan delle copertine asettiche. Se devono sviare, meglio allora solo il nome dell’autore e il titolo. Francesco Antonioli Un eremo è il cuore del mondo. Viaggio fra gli ultimi custodi del silenzio Piemme, 2011 edizione cartacea : …

Continua qui:
Un eremo è il cuore del mondo, di Francesco Antonioli

La gatta Arcibalda e altre storie, di Adriana Zarri

“E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo/con sopra le solite bugie/che consolano i vivi./ Lasciate solo la terra,/che scriva, a primavera/un’epigrafe d’erba./ E dirà/ che ho vissuto,/che attendo” La gatta Arcimbalda di Adriana Zarri (teologa, poetessa, eremita) ha raggiunto in vita una certa fama, finendo nei suoi scritti e perfino in una foto di copertina di un libro dela sua “padrona” (ma Zarri non si definiva così, piuttosto, diceva, “custodisco, ospito e amo…perchè noi siamo i custodi, gli amici, non i proprietari”, perchè “ogni bestia appartiene a se stessa”). La Gatta non sembra essersene mai fatta un problema, per fortuna, dice Zarri in uno dei suoi articoli pubblicati nella rivista Rocca dal 1984 fino alla morte, e raccolti in questo La gatta Arcibalda e altre storie . Le arie, d’altronde, quella gattona lì se le è sempre date, nelle sue periodiche (e contegnose) fughe da qualche cane, visto che lei mai “ s’impressiona, perchè è capace di salire su un albero e il cane no, e si ferma lì a guardare in su finchè si stanca e se ne va e la gatta gloriosa e trionfante resta lassù a guardare il panorama”. Gli articoli di questo La gatta Arcibalda non ruotano però – solo – intorno alla “gattologia”, materia di cui lei stessa, insieme all’amica Rossana Rossanda, si dichiara una veterana. Si tratta invece dei complessi frammenti di un’ode, in sottotraccia, alla bellezza. “E la vita è fatta di primavere, estati, inverni, di tempo e di eternità. E’ fatta di fiori che si aprono, di frutti che maturano, di uccelli che volano, di lucertole che saettano via, di usignoli che cantano e di gatti che fanno le fusa…E’ fatta di camini che fumano, di polente che cadono sul tavolo come lune d’inverno”. Esclusi, però, questi nitidi scorci aperti sulla poesia della natura, questi scritti di rado cedono a qualsiasi forma di lirismo, preferendo una scrittura ancorata alle …

Vedi post:
La gatta Arcibalda e altre storie, di Adriana Zarri

Tutto è grazia. Domenico Baudaci intervista Adriana Zarri

Dopo la morte di Adriana Zarri (novembre 2010) si è iniziato a scoprire sempre più quanto grande lei fosse, sia dal punto di vista teologico, che umano. Se preferite, dal punto di vista contemplativo. Dopo l’Einaudi – che ha pubblicato il libro Un eremo non è un guscio di lumaca – altre case editrici stanno pubblicando testi che la riguardano. In questi giorni Aliberti editore ha mandato in libreria Tutto è grazia . Si tratta di un’intervista di Domenico Baudaci, docente di lettere e giornalista, alla Zarri (“nonostante fosse a letto da più di due anni”) in cui si ripercorrono i punti salienti della dottrina cristiana e della vita quotidiana: la preghiera, il rapporto con Dio, la libertà, il peccato, la povertà, il rapporto con gli animali . Non si tratta di temi nuovi e chi ha letto altri libri della Zarri vi troverà senza dubbio elementi già noti. È, però, interessante vedere come la Zarri con il passare degli anni abbia raggiunto una sorta di estremo dono della sintesi che le ha permesso di esporre concetti anche “complicati”, in poche parole (forse un po’ troppo lunghe, a dire il vero, le domande dell’intervistatore…). Solo per invogliare alla lettura segnalo un piccolo passaggio. A proposito del concetto di peccato, nota la Zarri: All’interno della Chiesa c’è il malcostume dei peccati sopravvalutati e dei peccati

Vai qui e leggi il resto:
Tutto è grazia. Domenico Baudaci intervista Adriana Zarri

Un eremo non è un guscio di lumaca, di Adriana Zarri

Si rimane quasi frastornati nel leggere l’ultima opera di Adriana Zarri pubblicata da Einaudi con il titolo Un eremo non è un guscio di lumaca . Adriana Zarri – teologa sopraffina, donna intuitiva , scrittrice, amante degli animali , eremita – è morta lo scorso novembre, a novantuno anni, dopo una vita spesa al servizio della costante ricerca della verità. Un eremo non è un guscio di lumaca è composto di quattro parti: la prima è uno scritto di Rossana Rossanda, a mo’ di prefazione, in cui la co-fondatrice de Il Manifesto (giornale per il quale la Zarri scriveva le sue “parabole”) racconta delle sue ore passate insieme alla Zarri. Il corpus centrale è costituito da un classico di Adriana Zarri, Erba della mia erba edito in origine per i tipi della Cittadella. In questo libro – che amo definire sconvolgente in quanto la semplicità della narrazione è accompagnata dalla profondità delle riflessioni dell’autrice – la Zarri racconta della sua esperienza di donna ed eremita. L’altra parte – E altri resoconti di vita – sono nuove riflessioni di Adriana Zarri, modulate sul ritmo delle stagioni (della vita e della natura). L’ultima sezione, infine, è una sorta

Visita il link:
Un eremo non è un guscio di lumaca, di Adriana Zarri