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Aforismi. Linee di seta, di Fabrizio Caramagna

Il giorno ansima nell’urgenza. Solo la notte si lascia respirare. Il futuro è avvolto nel silenzio, anche se ci urla addosso non riusciamo a sentirlo Ci vuole del tempo per fare un breve filo di seta. Un filo di seta, ovvero un aforisma – una “implosione delle parole” e una “esplosione di senso”, come lo definisce Fabrizio Caramagna in questo Linee di seta (Lietocolle) – dipende sempre da un gelso dalla tarda fioritura e dalla digestione lenta del baco. Di Linee di seta, che raccoglie anche alcuni aforismi contenuti in Contagocce , non posso che proporvi che un breve percorso di senso al suo interno, fatto naturalmente dal mio personalissimo punto di vista. Aleggia secondo me in tutta la raccolta, fortemente, la domanda sull’essenza dell’uomo (Ogni giorno il sole si leva e tramonta, il vento soffia, l’uccello canta. Ma l’uomo, cosa fa l’uomo?) a differenza della perfetta incoscienza e perfezione della natura, in cui Animali, piante, fiori ogni mattina giocano al gioco dell’essere. Ci sono stelle che sono viste anche dai grilli, e stelle che sono viste solo dai grilli. Siamo parte di una armonia in cui non sappiamo trovare ruolo, forse proprio per questa separazione dalla natura stessa (“si stirò per un attimo fino a diventare nuvola, ma poi si intrecciò su se stesso fino a diventare gabbia”) e allo stesso tempo non comprendiamo cosa ci sia al di là di una soglia che la natura stessa aspira a varcare (il vento accarezza l’albero e la montagna, ma chi accarezzerà la sua carezza?). Oltre la soglia c’è un Dio mai nominato, percepito come assente nel desiderio che di Lui sa ispirare così bene solo la solitudine (Nel deserto un granello di sabbia tra milioni e solo il vento lo …

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Il giorno ansima nell’urgenza. Solo la notte si lascia respirare. Il futuro è avvolto nel silenzio, anche se ci urla addosso non riusciamo a sentirlo Ci vuole del tempo per fare un breve filo di seta. Un filo di seta, ovvero un aforisma – una “implosione delle parole” e una “esplosione di senso”, come lo definisce Fabrizio Caramagna in questo Linee di seta (Lietocolle) – dipende sempre da un gelso dalla tarda fioritura e dalla digestione lenta del baco. Di Linee di seta, che raccoglie anche alcuni aforismi contenuti in Contagocce , non posso che proporvi che un breve percorso di senso al suo interno, fatto naturalmente dal mio personalissimo punto di vista. Aleggia secondo me in tutta la raccolta, fortemente, la domanda sull’essenza dell’uomo (Ogni giorno il sole si leva e tramonta, il vento soffia, l’uccello canta. Ma l’uomo, cosa fa l’uomo?) a differenza della perfetta incoscienza e perfezione della natura, in cui Animali, piante, fiori ogni mattina giocano al gioco dell’essere. Ci sono stelle che sono viste anche dai grilli, e stelle che sono viste solo dai grilli. Siamo parte di una armonia in cui non sappiamo trovare ruolo, forse proprio per questa separazione dalla natura stessa (“si stirò per un attimo fino a diventare nuvola, ma poi si intrecciò su se stesso fino a diventare gabbia”)…

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La storia in una frase: Afocalypse, antologia dell’aforisma serbo

Il mio televisore si è rotto, dovrò guardare i bombardamenti dalla finestra (Slobodan Simic). Se l’aforista ha in mano uno spillo – le sue frasi – con cui sgonfiare il clamore e la retorica del mondo, quanto un coro di aforisti riuscirà a raccontarci la storia del proprio Paese in maniera più puntuale ed antiretorica rispetto a libri di testo e dirette tv o certi articoli di giornale. Accade così con gli aforisti serbi contemporanei che ci presenta Fabrizio Caramagna in questo Afocalypse, antologia dell’aforisma serbo , in cui i martiri di un popolo e il suo martoriato presente vengono osservati dal buco della serratura di uno “scrivere corto” che illumina la mente come una sfuriata di lampi in successione. Quale sia il significato di pace in quella terra, ad esempio, ce lo spiega fra gli altri Baljak quando scrive che “per motivi di sicurezza, i negoziati di pace sono stati condotti con il coltello tra i denti” e se è vero che “Dio ci vede, un Awaks della Nato gli oscura la vista” (M. Bestic). Certo, “ci sono anche politici onesti, ma per la loro sicurezza non riveliamo i nomi” (Nestorovic). A volte invece, come scrive Cotric, “Mettono il popolo di fronte ai carri armati. E la definiscono una parata” mentre i “giornalisti vengono divisi. Alcuni sono chiamati per il briefing, altri per un interrogatorio”. C’è chi pensa, di…

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La storia in una frase: Afocalypse, antologia dell’aforisma serbo

Gli insulti peggiori tra gli scrittori su Archivio Caltari

Con un po’ di ritardo sulla loro pubblicazione, vi segnalo due bellissimi post pubblicati dall’Archivio Caltari, un sito di indie letteratura molto valido che un mesetto fa ha messo insieme gli insulti più caustici della letteratura mondiale, i giudizi meno politically correct che gli scrittori hanno dato dei loro colleghi. Dopo ardue ricerche gli archivisti di Caltari sono riusciti a scovare 30 giudizi. Se volete scoprire dunque cosa detestava Ralph Waldo Emerson nella prosa di Jane Austen, cosa criticava William Faulkner del vocabolario di Hemingway o cosa pensa Harold Bloom della Rowling e del suo Harry Potter, non potete proprio perdervi questa lista. La

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