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Sulla migrazione, sul presente e sul futuro dell’Europa: un’intervista a Antoine Audouard, autore de L’Arabo

Qualche giorno fa abbiamo parlato di un bel libro uscito recentemente per i tipi di Isbn , un libro, potente come un pugno nello stomaco, intitolato l’Arabo , scritto dal francese Antoine Audouard. Un libro che dipinge con estrema crudezza e senza fare sconti le difficoltà della nostra società, minacciata dal razzismo e dalla xenofobia. Per inoltrarci un po’ di più in questo fangoso ma attualissimo argomento, abbiamo intervistato per voi l’autore. Da dove deriva il personaggio di Mamine? E possibile che questa donna vile, chiusa in se stessa fino alla xenofobia, possa rappresentare il presente che sta vivendo l’Europa? Il personaggio di Mamine è all’origine di tutto il libro: la voce di una donna, che somigliava a quella di una vicina, in un paesino che…

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Sulla migrazione, sul presente e sul futuro dell’Europa: un’intervista a Antoine Audouard, autore de L’Arabo

L’Arabo, di Antoine Audouard

Un Arabo arriva in un paese senza nome del Sud della Francia, una provincia popolare, chiusa, misera, un luogo potrebbe essere benissimo una qualsiasi provincia europea. Inizia a lavorare come manovale, abita in una cantina, cerca di costruirsi una vita, senza dare noia a nessuno. Ma Mamine, la vecchia cicciona del villaggio, astiosa e razzista, individuando in lui l’invasore e la causa di ogni male che investe la sua famiglia e la sua terra, gli scatena addosso un vortice di odio e di sospetti che, alimentato dall’ignoranza in un attimo divampa, come gli incendi che martoriano il paese, con la stessa violenza. Ed è proprio Mamine il baricentro narrativo di questo libro di Antoine Audouard appena pubblicato da Isbn , è lei, con la sua ignoranza e con il suo cinismo, che rappresenta il punto più basso e incancrenito mai toccato dalla società occidentale, nata e cresciuta grazie al confronto e all’ibridazione, ma ormai incapace di reagire agli istinti primitivi di conservazione che stanno riemergendo negli ultimi anni. E l’Arabo, che non ha nome semplicemente perché nessuno lo chiama e che non agisce mai, ma subisce continuamente, è soltanto l’ultimo dei bersagli. Questo romanzo di Antoine Audouard, pur non essendo forse un capolavoro, è un libro molto potente, che colpisce il lettore come un pugno nello stomaco e che, in qualche modo, come uno specchio, riflette alcuni dei peggiori difetti di questa nostra vecchia società occidentale, sempre più chiusa in se stessa e sempre più timorosa del …

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