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Asta record: 14,2 milioni di dollari per il primo libro stampato in America

Il Bay Psalm Book fu pubblicato nella colonia della baia del Massachussetts nel 1640 È davvero la stagione dei record per Sotheby’s che dopo aver fatto registrare, qualche settimana fa, il record della più alta vendita per un’opera pittorica, con un trittico di Francis Bacon , ha venduto ieri il primo libro stampato sul territorio che sarebbe poi diventato quello degli Stati Uniti . Il battitore della famosa casa d’aste newyorchese si è fermato a 14,2 milioni di dollari per quest’edizione stampata nel 1640 dai coloni della baia del Massachussetts . Il libro, intitolato Bay Psalm Book , venne pubblicato a Cambridge dai leader puritani della Massachussetts Bay Colony e fu pensato per essere una fedele traduzione dei salmi originali ebraici. Pur avendo abbattuto ogni precedente record fra i libri stampati, il Bay Psalm Book è molto lontano dal record assoluto detenuto da un manoscritto di Leonardo da Vinci che nel 1994 venne venduto per 30,8 milioni di dollari . Il libro è stato venduto dalla Old South Church di Boston ,  chiesa nella quale fu battezzato Benjamin Franklin e nella quale si svolgono gli incontri dei Tea Party bostoniani. Ad acquistare l’opera è stato il finanziere e filantropo David Rubenstein che ha annunciato di voler prestare l’opera alle biblioteche del Paese. Delle 1700 copie stampate in origine, sono attualmente in uso 11 copie: oltre a quella venduta da Sotheby’s, una copia appartiene alla Old South Church, le altre nove sono in importanti collezioni e biblioteche. Via | Bbc Foto © Getty Images Asta record: 14,2 milioni di dollari per il primo libro stampato in America

Storie di editoria a pagamento: Publish America contro J. K. Rowling

Una delle piaghe che ha infettato l’editoria negli ultimi anni è il fenomeno delle case editrici a pagamento, quelle che offrono discutibilissimi servizi di editing e di distribuzione ad autori emergenti, ma che in realtà basano i propri incassi sui pagamenti degli autori stessi, obbligati per contratto a comprare una certa quantità dei propri libri, finanziando di tasca propria la pubblicazione dei propri inediti. Moltissime di queste case editrici, almeno in Italia, si limitano a chiedere banalmente e schiettamente i soldi agli autori interessati, senza lavorare troppo di fantasia. Al contrario, negli Stati Uniti, almeno a giudicare dall’ultima notizia che arriva da oltre oceano, esistono case editrici dotate di una creatività e di un coraggio di prim’ordine. E’ questo il caso della PublishAmerica, una casa editrice a pagamento con base in Maryland che ultimamente l’ha inventata proprio grossa, proponendo ai potenziali autori una tassa di 49$ contro la promessa di sottoporre le opere pervenute alla lettura…

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André Schiffrin a Più libri più liberi: le politiche locali possono salvare i piccoli editori

André Schiffrin rappresenta una voce autorevole dell’editoria internazionale. Editore e scrittore, strenue difensore della piccola e media editoria, con le sue opere si oppone al neoliberismo sfrenato che ha invaso anche il mondo dei libri. Di Schiffrin Voland ha pubblicato da poco Il denaro e le parole, che è stato presentato il 4 dicembre a Più libri più liberi dallo stesso autore, intervistato da Marino Sinibaldi. SULL’EDITORIA INDIPENDENTE Per Schiffrin l’editore indipendente è quello che vuole mantenere il ruolo classico e cioè pubblicare libri che fanno guadagnare, accanto ai libri che non fanno guadagnare, ma per una questione di sopravvivenza e non per l’ossessione del denaro. Ha citato, come caso opposto, Murdoch che ha pubblicato molti titoli a sostegno della dittatura cinese perché interessato al mercato delle …

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The book cover archive, ovvero: tutte le copertine del mondo

Proprio tutte no, ma questo progetto, nato per archiviare tutte le copertine del mondo, è destinato ad allargarsi. Il “ book cover archive ” è un progetto davvero ambizioso, utile a chi fa il grafico di professione e a chi, più semplicemente, è appassionato di libri . E c’è da divertirsi, ve l’assicuro. Innanzitutto si può riconsocere una tendenza della grafica del mondo anglosassone: sicuramente oltremanica (e oltreoceano, aggiungerei) giocano più con le font di quanto non facciamo noi. Spesso i caratteri sono disegnati, unici, diversamente da quelli, piuttosto standard, a cui ci ha abituato l’editoria italiana. Provate a dare un’occhiata a quelli di Safran Foer,

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