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Erri De Luca ritorna al mare con la Storia di Irene

C’è il mare, il sale e qualche stralcio di storia familiare nell’ultimo libro di Erri De Luca. Una favola marittima e mediterranea quella della “Storia di Irene” , testo settembrino del pescatore Erri De Luca . Al suo interno gli aspri e magnifici paesaggi costieri della Grecia offrono a colui che si definisce alternativamente “raccoglitore” o “spigolatore” di storie, il difficile ed affascinante compito di raccontare la vicenda di una giovinetta di quattordici anni. Figlia del mare e sorella dei delfini, Irene non usa parole, ma parla attraverso la forza dei gesti, l’intensità dei suoi sguardi acquatici, che attraversano chiunque le stia di fronte. Dopo “I pesci non chiudono gli occhi” , un’altra avventura marittima, che segue le correnti dell’atavica eredità che appartiene in maniera costitutiva all’uomo De Luca, allo scrittore e anche a gran parte dei suoi lettori, anch’essi figli di un mare nostrum che racchiude nelle sue onde quella ricchezza che le signore napoletane d’altri tempi auguravano ai fanciullini audaci, ma anche altri echi, quelli della lontana America che ha lasciato nelle sue vene materne alcuni tratti, e soprattutto le voci del ‘900, ricordi di guerra, di stalle, di freddo e di profonde amicizie. Nel greco imparato al liceo esisteva la parola eirene, a indicare una pace. Le dettero quel nome dopo la tempesta. Il mio invece è un nome buffo, strapazzato nel passaggio da uno zio che sapeva portarlo, a me che l’ho ammaccato. Non l’ho esposto al ridicolo, ma alla malora sì. Ora è un nome di fortuna. Accompagna qualche titolo di libro, più da autista che da autore. Faccio il conducente di storie. Le prime ventuno pagine al link in calce. “Storia di Irene” di Erri

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Erri De Luca ritorna al mare con la Storia di Irene

Novemila giorni e una sola notte di Jessica Brockmole

Nel mezzo del secondo decennio del gran secolo che ci siamo lasciati recentemente alle spalle, su un’isoletta sperduta a nord-ovest della Scozia denominata Skye , una poetessa rimasta sola affida alle pagine i suoi pensieri, distillando in versi i verdi paesaggi, il contrasto del cielo, le brezze del mare sulle distese erbose. La sua è una vita riempita dagli elementi della natura e da uno spicchietto di successo letterario conquistato quasi inaspettatamente. Fino a che a sconvolgere quest’idilliaco e bucolico quadretto non interviene una voce, quella di David Graham , un giovane americano con una discreta vena poetica, che lancerà Elspeth in un fitto scambio epistolare con un sensibile ammiratore d’oltreoceano. Superato l’insieme di elementi un po’ melensi, la storia scorre veloce come un miele un po’ speziato, tra amarezze delusioni e grandi momenti d’esaltazione. A punteggiarla le due guerre mondiali, eventi generazionali imprescindibili, la forza di sentimenti inestinguibili, una buona dose di senso del dovere, solo parzialmente messo da parte dinanzi agli ardori giovanili, e una serie di misteri racchiusi nel carteggio. Ma che fine avrà fatto questo “primo libro” dell’esistenza della madre, si chiederà venticinque anni dopo la figlia Masie alle prese con la partenza del suo migliore amico Paul, schegge di telegrammi e pezzi di passato da ricostruire con l’aiuto del burbero Finley e un matrimonio probabilmente affrettato dalle circostanze. Il primo romanzo di Jessica Brockmole seguirà la ricerca dell’enorme segreto Mrs Dunn, trascinandolo in un mare d’inchiostro dai dolci risvolti: Sue, devi ricominciare a scrivere. Non dico che tu debba …

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Un posto anche per me di Francesco Abate

Abate narra la storia tenera e spietata di un dimenticato. Peppino , sangue sardo arrivato dalla Svizzera ancora piccolo e catapultato in una capitale piena di gente e in una famiglia tutta storta, con il padre-idolo Bruno chiuso in galera, due nonne, anzi in realtà una nonna “giovane” e l’altra “vecchia” che è in realtà bisnonna, i suoi che lo mettono a pensione dalle suore, dette Ciliegine, con Madre Binocolo e Madre Tempesta, striscioline di un mondo racchiuso in “Un posto anche per me”. Peppino grassottello e rassicurante nella penna di Francesco Abate . Peppino che ufficialmente si occupa delle consegne per il ristorante “Nuraghe Blu” e trascorre la notte trascinandosi di autobus in autobus grazie al suo “abbonamento degli auti”. Peppino che non può dimenticare il cappello di lana, perché c’ha la sinusite e l’umido che cala col buio aggredisce la testa e si mangia i pensieri, come un dolore sordo che solo il ricordo di alcune amicizie vere, come quella con Wahid, ed altre che sfiorano il sentore dell’amore, che porta il nome di Marisa, compagna di scuola che ritorna in altri volti, riescono a lenire. E la colonna sonora di questa vita trasparente, che circonda la silhouette ben meno eterea del protagonista, vestito con un abito elegante, il cappotto comprato dallo zio e le scarpe da ginnastica dei cinesi che danno un tocco fashion e “sdlammatizzano l’insieme”, come afferma la commessa cinese che le ha vendute è un’insieme di brani composti da Stefano Guzzetti , tranne ‘Un posto’ e ‘FB (Pischelli)’, firmati da Guzzetti e Irene Nonis , e ‘Nei nostri luoghi’ dei Subsonica , di musiche che accompagnano i segreti…

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Un posto anche per me di Francesco Abate

Alberto Bevilacqua: secondo l’autopsia è morto per un’insufficienza multiorgano

Insufficienza multiorgano a seguito di uno scompenso cardiaco : è questo l’esito dell’autopsia condotta sulla salma di Alberto Bevilacqua presso la clinica romana Villa Mafalda, in cui era ricoverato dallo scorso ottobre. Secondo Francesco Caroleo Grimaldi, l’avvocato che assiste la sorella dello scrittore, Anna: Purtroppo quando c’è un lungo decorso, si va a generare un deficit del sistema immunitario che produce complicazioni (come piaghe da decubito o infezioni) che alla lunga non possono che condurre a un esito letale. I primi accertamenti sono stati eseguiti oggi presso l’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza. Chiosa l’avvocato Caroleo Grimaldi: Non sembrerebbero emersi aspetti che possano denotare qualsivoglia deficit al livello di assistenza e di terapia. In pratica le cure prestate dalla Casa di Cura Villa Mafalda sarebbero state adeguate alle condizioni di salute di Alberto Bevilacqua. Quattro medici indagati per la morte di Alberto Bevilacqua Sono quattro gli indagati per la morte dello scrittore Alberto Bevilacqua : il cardiologo Antonio Ciccaglioni, l’anestesista Claudio Di Giovanni, l’ex direttore sanitario professor Mario Maggio e l’operatore sanitario Giuseppe Gentile. Tutti si sono occupati di Alberto Bevilacqua nel corso degli undici mesi di ricovero presso la clinica Villa Mafalda. L’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo . Negli scorsi mesi i legali di Michela Macaluso, compagna di Bevilacqua, avevano presentato una denuncia contro ignoti per lesioni colpose, ritenendo che Villa Mafalda non fosse adeguata per le condizioni dello scrittore che vi era stato ricoverato l’11 ottobre del 2012 per uno scompenso cardiaco. La Casa di Cura Villa Mafalda , però, non ci sta a queste accuse e in una nota ribadisce fortemente la correttezza dell’operato dei propri Sanitari, già evidenziato chiaramente dalla perizia disposta dall’autorità giudiziaria che ha riconosciuto, senza alcun dubbio, l’ineccepibilità della cure prestate al Prof. Alberto Bevilacqua, sconsigliandone addirittura il trasferimento presso altra struttura. Continua la nota della clinica: Ovviamente, essendo stata disposta un’autopsia – che è un accertamento tecnico irripetibile – …

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