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Innamoramenti, tradimenti e vendette in “Senso” di Camillo Boito

Ieri nel mio salotto giallo, mentre l’avvocatino Gino, con la voce rauca della passione lungamente repressa, mi sussurrava nell’orecchio: – Contessa, abbia compassione di me: mi cacci via, ordini ai servi di non lasciarmi più entrare; ma, in nome di Dio, mi tolga da una incertezza mortale, mi dica se posso o se non posso sperare -; mentre il povero giovane mi si gettava ai piedi, io, ritta, impassibile, mi guardavo nello specchio. Esaminava il mio volto per trovarmi una ruga. La mia fronte, su cui scherzano i riccioletti, è liscia e tersa come quella di una bimba; a’ lati delle mie ampie narici, al di sopra delle mie labbra un po’ grosse e rosse, non si vede una grinza. Non ho mai scoperto un filo bianco ne’ lunghi capelli, i quali, sciolti, cadono in belle onde lucide, neri più dell’inchiostro, sulle mie spalle candide. Inizia così Senso , la novella di Camillo Boito pubblicata nel 1883 in Senso. Nuove storielle vane e resa celebre da Luchino Visconti nel film omonimo (con Alida Valli e Farley Granger ) che RaiStoria trasmetterà questa sera alle 21 (anche se il film di Visconti è ispirato a questo racconto e non ne è l’esatta trasposizione cinematografica). Senso è la narrazione di una relazione, di un tradimento, di un inganno, di una vendetta, sullo sfondo della guerra italo-austriaca del 1866. Livia, una contessa di Venezia, racconta nel suo diario – a vent’anni degli avvenimenti – la sua relazione extraconiugale con Remigio …

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