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"Raimondo di Sangro. Principe di San Severo"

La storia del Principe di San Severo fa parte di quelle storielle, come quella del munaciello ( spiritello benefico o dispettoso che abitava le rovine di alcune antiche dimore napoletane), che appartengono di diritto a coloro che a Napoli ci sono nati e cresciuti. Io l’ho rubata nei racconti, l’ho acchiappata quasi di nascosto, quando aleggiava tra i vicoli dietro a Piazza San Domenico Maggiore, nelle lunghe ore di pausa tra un corso universitario e l’altro. Ma chi non ha avuto la stessa fortuna può ritrovarla nel libro di Antonio Emanuele Piedimonte (pubblicato nel 2010 a 300 anni dalla nascita del suo protagonista), può ripercorrerla tra le pagine di carta, cercando di ritrovare i passi di uno strano Principe-massone amante dell’oscurità, sempre in bilico tra esistenza e mito, nella città che forse lo permette di più. E’ una vicenda complessa che fonde suggestioni diversissime, ma tutte estremamente coerenti con l’anima partenopea, una guerra di concetti concentrati ed espressi nella frase che si staglia sulla copertina e che ha il sapore denso di un’epigrafe scolpita nella pietra calcarea: la vita di un personaggio inquietante ed affascinante, appartenente ad una ricca famiglia di proprietari terrieri pugliesi, trasferitosi a Napoli dopo aver studiato a Roma, le invenzioni di un esperto in arte militare distinsosi valorosamente nella battaglia di Velletri contro gli Austriaci, le opere di un “genio maledetto” che sarebbe riuscito persino a trasformare la materia piegandola al suo volere, come testimonierebbe il Cristo Velato , i libri di un letterato accademico della Crusca (con il nome di “Esercitato”), scrittore e a sua volta editore di testi condannati dalla Chiesa, le leggende di un alchimista “in aria di stregoneria” che faceva paura a tutto il popolino, e non solo, i misteri di un “anatomista …

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