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La "bella prigione" di Nazim Hikmet

Camminando nelle stradine della città vecchia di Sultanahmet , sulla riva europea dell’immensa metropoli di Istanbul ci si ritrova in un dedalo di viuzze caratteristiche popolate da hotel, ristoranti, boutique di tappeti e souvenir e tanti gatti. In questo folkloristico paesaggio locale spunta un muro in pietra dall’oscura memoria. Si tratta della cinta di un’antica prigione , oggi trasformata in albergo (integrante nella sua struttura alcune torri di guardia), che resta ancora ben presente nella memoria di alcuni abitanti locali di una certa età e alla quale ci siamo interessati per ragioni di “squisita curiosità letteraria”. Tra le sue mura è stato infatti rinchiuso anche Nazim Hikmet , uno dei più grandi poeti turchi mai esistiti. Protagonista di una storia complessa e sofferta, Hikmet è ancora ben presente nel cuore di tanti suoi connazionali che si sono battuti a lungo perché gli fosse nuovamente riconosciuta la nazionalità turca, che aveva perso in seguito all’accettazione dell’asilo politico in Polonia, ma non mancheremo di narrarvi la sua vicenda umana nei dettagli. Per adesso vi basti sapere che nel nucleo più turistico di Istanbul c’è un insieme di vecchie pietre corrose dal tempo, che ha una lunga storia di lacrime, ricordate in magnifici versi: …ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame e non c’è quasi pietanza che non abbia assaggiata quando avevo trent’anni hanno chiesto la mia impiccagione a 48 mi hanno proposto per la medaglia della Pace e me l’hanno data a 36 ho traversato in sei mesi i quattro metri quadrati di cemento della segregazione

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