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De Chirico a fumetti, la graphic novel dal sapore metafisico di Sebastiano Vilella

Inserti poetici e noir, cuciti nel tessuto biografico dell’esistenza di Giorgio de Chirico. C’è una storia fatta di dipinti, di strane suggestioni spettrali vissute alla luce di un sole strano, che logora, svelando una realtà assurda, fatta di visioni straniate, di lunghe ombre e di architetture imponenti, e statiche, come scenari teatrali di un mondo nel quale la vita agonizza pacificamente infiacchita, conservando nel suo lento declinare una stilla d’orgoglio perduto. Questa vicenda, dai contorni costantemente trasfigurati, è quella che narra il fumetto, un vero e proprio romanzo grafico intitolato “Interno metafisico con biscotti”, di Sebastiano Vilella . Racconto degli anni 1910-18 , cronaca in immagini le cui tavole sono esposte, fino al 29 settembre 2013, presso il Castello Aragonese di Otranto, in coincidenza con la mostra “Giorgio de Chirico. Mistero e poesia”. Ed è così che vicini e allo stesso tempo così lontani, i quadri richiamano il contesto che li produsse, una Parigi foriera di innumerevoli tensioni artistiche, città aperta e vitale, e allo stesso tempo le vignette fanno eco alle tele, riproducendo anch’esse, in un sottile gioco di continui rimandi, sogni ed incubi vissuti nei sottotetti di una capitale intrisa di creatività e brulicante di vita. Come Migliani, Sutine, Picasso e gli altri…

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Louis Aragon racconta Giorgio de Chirico

La metro. Quante ore ci passiamo dentro, in attesa di arrivare a destinazione, di incontrare o meno una persona, una situazione, o una speranza? Talmente tante che ne abbiamo dimenticato il numero. Ci sono momenti nei quali tale tempo sembra completamente perso, o almeno era quello che mi ripetevo ieri sera mentre la linea 4 della metro parigina faceva i capricci più del solito. Problemi tecnici prolungavano l’attesa ad ogni fermata, e naturalmente il disagio si accresceva con l’aumentare dei passeggeri in cerca di qualche treno un po’ meno stipato. Tra rassegnazioni e nervoso crescente ho alzato lo sguardo. Sulla parete del vagone c’era un pannello bianco con delle scritte nere o rosa, non la solita pubblicità, ma una poesia di Louis Aragon dedicata a

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