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L’altra metà del libro, il Festival genovese di quelli che leggono

Tre giorni per “la lettura e il sogno” al Palazzo Ducale -Fondazione per La cultura di Genova , ecco l’ambiziosa e riuscita ricetta del Festival L’altra metà del libro . Non solo libri di carta e digitali, ma anche spettacoli , musica e testi teatrali, letture ad alta voce, incontri a tema e un intero circuito di mostre per un programma ricco di spunti e di scoppiettanti suggestioni, pronto a catturare nelle sue vorticose spire di parole, visitatori di tutte le età. C’è tempo a partire da oggi e fino a domenica per farvi un salto e per coloro che avessero voglia di ampliare l’esperienza segnaliamo anche Babel , il Festival di editoria, musica e persone indipendenti , un’iniziativa parallela di Habanero . Il progetto, concepito e realizzato a cura di Alberto Manguel , con la partecipazione di noti protagonisti del mondo della cultura come David Albahari, Javier Cercas, Alberto Manguel, Ian McEwan, Rosa Montero, Daniel Pennac, Clara Sánchez, Donald Sassoon e il sostegno di Evoluzione Libri e Borgolungo, Libreria Antiquaria e alcune tra le maggiori case editrici come Adelphi, Archinto, Einaudi, Feltrinelli, Garzanti, Guanda, Nottetempo, Salani, Sellerio e Zandonai; ci consegna uno spaccato della kermesse e un ottimo punto di vista per comprenderne l’ottica di compartecipazione che chiama in causa direttamente i lettori per coinvolgerli nel processo analitico di fruizione e godimento delle opere letterarie. Come dimostra un’intera sezione dedicata proprio a loro, inserita sul sito della manifestazione e puntellata di gustose curiosità come il Gruppo dei Lettori Accaniti nato nel 2003 alla biblioteca Berio. Il libro ha bisogno del lettore per venire alla luce. Le parole sulla pagina restano dove sono, quelle lette invece mettono le ali. La rassegna di Genova…

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L’altra metà del libro, il Festival genovese di quelli che leggono

Ludwig di David Albahari

Si viene assorbiti totalmente dalle pagine di Ludwig , testo di David Albahari, scrittore serbo tra i più apprezzati, edito recentemente da Zandonai . Il soliloquio dell’anonimo protagonista si basa tutto sul confronto-scontro tra lui e Ludwig, scrittore di best-seller ormai senza più idee ma sempre venerato da molti. La penna di Albahari riesce a vergare pagine intense in cui esplode tutta la solitudine e la rabbia del narratore per il suo ruolo subalterno nei confronti di Ludwig, narratore che, quasi come ultimo sberleffo, non ha nemmeno un nome, lui che è più bravo di Ludwig a scrivere ma che non ha mai avuto il suo successo: “La tazza del gabinetto è la misura massima della solitudine che può cogliere all’improvviso una persone. Non c’è nulla di più solitario e doloroso del chinarsi sulla tazza del water e confrontarsi con la placida superficie dell’acqua sul fondo, soprattutto quando per la terza volta in breve tempo lo stomaco si sforza di espellere qualcosa, pur non avendo più niente dentro. Questo è ciò che fa Ludwig; se non può prendervi niente, vi prenderà quel niente, semplice”. Durante la lettura è utile, a mio avviso, invertire il punto di vista: leggere quanto dice la voce narrante, ma provare a vedere la

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