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A cosa servono gli editori?

Ovvero, a cosa serviranno, se si imponesse il successo dell’autopubblicazione di libri (è già successo negli Usa con tanti ‘casi editoriali’) arrivati in cima alle classifiche senza più bisogno della mediazione degli editori? Se lo chiede nell’editoriale del Libraio Stefano Mauri (la Mauri Spagnol, per la cronaca, riunisce molti editori, acquistati in questi anni dal gruppo). “Chi si considera un semplice produttore di libri, quando leggeremo in un altro modo sparirà, come sono scomparsi i produttori di carrozze all’inizio del secolo scorso quando sono nate le ‘carrozze a motore’. Chi si considera un tramite tra l’intelligente lavoro degli autori e i lettori saprà utilizzare a suo vantaggio le nuovo tecnologie – sia per diffondere i contenuti che per approvvigiornarsi – e sopravvivrà, come chi costruiva mezzi su ruote” Non c’è nulla da eccepire. Probabilmente l’editore è davvero destinato a non essere più l’unico ‘tramite’ fra lettore e autore (vedi appunto in Usa i tanti scrittori che si autopubblicano servendosi solo di agenti letterari) perchè il pubblico avrà nuove ‘vetrine’ dove scegliere i suoi libri. Queste ‘vetrine’ (un esempio per tutti Lulu.com) non costituiscono ad oggi una alternativa più forte rispetto a quelle tradizionali (la selezione editoriale, appunto, o le librerie – fisiche e on line). Ma in futuro, chissà. Il fatto è capire i motivi per cui la mediazione editoriale deve sopravvivere, e i modi in cui ovviamente deve cambiare, per sopravvivere. Mauri ci regala la sua definizione dei compiti dell’editore: “Gli editori incontrano un testo scritto da uno sconosciuto. Ne capiscono per primi il valore. Investono risorse, intelligenza, creatività e denaro per trasformare quel progetto in qualcosa di vero e necessario. Sostengono l’autore anche umanamente, perchè credono…

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A cosa servono gli editori?

L’impossibile vita dei librai secondo Giulio Mozzi

Giulio Mozzi è un mio piccolo mito. L’ho anche incontrato, una volta, a casa di un’amica, e mi è sembrata una persona disponibile e molto poco spocchiosa. Quindi sono anche io fra gli appassionati lettori di Vibrisse, di cui vi segnalo un gustosissimo pezzo sulla figura del consulente editoriale, del critico, del libraio e del lettore. Ve lo segnalo – a voi, amati lettori Doc – perchè Mozzi compie il piccolo miracolo di farci capire con pochissime battute come ‘gira’ il mondo dell’editoria. Non vi svelo tutto (leggetelo dai!) ma riprendo solo un piccolo spunto, sul mestiere del libraio: Bella vita quella del libraio, che con un semplice (ed economico) programma per la gestione del magazzino può individuare al volo i libri che non girano, e rispedirli al mittente, conservando così in libreria solo ciò che effettivamente si vende. L’unica cosa da non fare è: avere un’opinione sul prodotto, ovvero leggere i libri, tenere in libreria libri che non vendono perché ritenuti belli, non tenere libri che vendono perché ritenuti brutti. Mi chiedo: ma allora non esistono più librai che hanno “un’opinione sul prodotto, leggono i libri, tengono in libreria libri che non vendono perché ritenuti belli, non tenere libri che vendono perché ritenuti brutti”? Ce ne sono ancora che seguono questo modo ‘anti-economico’ di gestire la propria attività? Se qualcuno di loro ci leggesse, che batta un colpo. Daremo spazio alla sua testimonianza. Foto | Flickr L’impossibile vita dei librai secondo Giulio Mozzi

Libri autopubblicati: quali sono i più belli?

Ok. E’ andata così: dopo tutti i miei bei discorsi (condivisi da alcuni di voi) sull’editoria a pagamento, che non crea cultura etc…è successo. Ero in fila alla cassa alla Feltrinelli e ho visto un cartello che mi suonava come una presa in giro, e che diceva pressappoco: e se invece di leggere il prossimo libro fossi te a scriverlo? Stiamo molto calmi, ho pensato. Sarà magari uno di questi concorsi letterari a tema sostenuti dall’editore Feltrinelli. Macchè era solo la pubblicità di Miolibro.it, che promette la possibilità di pubblicare (a spese proprie) un testo e poi poterlo vendere anche sul sito della Feltrinelli. Sì, perchè è vero: in America sono tanti i libri che stanno avendo successo grazie al passaparola, autopubblicati dall’autore e poi best seller (vedi Il club delle ricette segrete ). Però, dico: ma come si fa a sperare di riuscire a ’sfondare’ come scrittore/scrittrice? Si ha una ‘vetrina’ dove esporsi? Il mio libro sul sito lafeltrinelli.it può essere ‘trovato’ solo se già si conosce il titolo.

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Libri autopubblicati: quali sono i più belli?

L’Editoria che crea cultura

Interessante la discussione che si sta sviluppando sulla questione dell’editoria a pagamento. Cito, una per tutte, l’opinione di Antonella: ‘non ha nessun senso pagare per la pubblicazione…pago per vedere stampato il mio libro, ma il 90% delle volte l’editore a pagamento non va oltre la stampa”. Ecco. E’ pur vero che ognuno ha il diritto di investire i suoi soldi come vuole, per carità, ed è bello che ci si metta a scrivere per lasciare qualcosa di sè a nipoti figli etc. Però…per questo nell’ultimo post citavo Elvira Sellerio. Con la Eap non si crea ‘cultura’, non si va oltre la pubblicazione e la schiera di zie, appunto. Da questo

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L’Editoria che crea cultura