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Editori coraggiosi: premessa

L’idea mi ronzava in testa da tempo. Volevo dedicare uno spazio a una certa categoria di editori (pare in via di estinzione) che provano a resistere alla massificazione e non si piegano alle logiche di mercato: sono quelli che non si arrendono e rifiutano di deporre le armi davanti all’ultimo best seller “creato a tavolino” e disdegnano l’ipotesi di diventare una sorta di stamperia senza filtro. Ho scelto questo titolo, da un lato, per richiamare il famoso romanzo di Kipling, dall’altro, per sottolineare la triste tendenza, non solo nell’editoria, a considerare ormai chi svolge il proprio lavoro con passione e dedizione, un individuo raro, coraggioso, appunto. Sarebbe lungo intraprendere una discussione sul quando e come sia accettabile la pubblicazione a pagamento: è già stata affrontata in molti contesti e anche su Booksblog . Qui mi interessa dare visibilità a quelle realtà che hanno scelto, sobbarcandosene tutti gli oneri e riscuotendo pochi onori, di “non pubblicare a pagamento”. Durante la conferenza stampa della fiera Più libri, più liberi mi stavo demoralizzando, perché una voce autorevole dell’organizzazione mi ha detto “ufficiosamente” che tutti gli editori chiedono un contributo. Allora ho fatto un giro tra gli stand e, secondo il mio intuito, mi sono fermata qui o là, ho fatto domande, scambiato opinioni. Insomma, senza nemmeno faticare troppo, ho scovato diverse realtà che avevano i requisiti fondamentali dell’editore coraggioso: la presenza di un progetto, l’impegno per cercare testi interessanti e la voglia di scommettere sui libri scelti. Da questa nuova iniezione di fiducia nasce la rubrica, come testimonianza del fatto che si può ancora concepire un’editoria di progetto e che si può ancora invertire la tendenza secondo cui gli autori sono polli da spennare e i lettori pesci da fare abboccare. La selezione di case editrici, che non mira …

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