Tag Archives: george-orwell

1984 e Fahrenheit 451. I classici distopici nella nuova versione Chrysalide

1984 , di George Orwell , e Fahrenheit 451 , di Ray Bradbury , sono due romanzi distopici che, a buon diritto, possono essere definiti capolavori del genere. Li ripubblica Mondadori nella collana giovane Chrysalide (seguendo le orme dell’adolescenziale Y di Giunti), a fianco di altri classici immortali della letteratura ( Romeo e Giulietta , di William Shakespeare, Racconti del terrore , di Edgar Allan Poe, Il ritratto di Dorian Gray , di Oscar Wilde, I fiori del male di Charles Baudelaire), tutti arricchiti di contenuti extra relativi a cinema, serie tv, fumetti, musica e con una veste grafica adattata al pubblico di riferimento. George Orwell (1903-1950), inglese nato in India, fu attivista politico e giornalista, oltre che romanziere e fine saggista, e forte fu la sua critica al totalitarismo di matrice sovietico-staliniana e statalista (che vide come un’aberrazione delle istanze socialiste nelle quali credeva). 1984 , romanzo distopico per eccellenza, si scaglia proprio contro quel tipo di totalitarismo. Molto più complessa di qualsiasi distopia young adult di recente pubblicazione, quella di 1984 vede un mondo governato da tre grandi potenze nate dopo la terza guerra mondiale, Oceania, Eurasia, Estasia, all’interno delle quali si è sviluppato uno sfaccettato regime oppressivo e controllore (il grande fratello nasce con 1984 ). Nel corso del romanzo seguiremo le inquietanti vicende, l’innamoramento e i tentativi di ribellione di Winston Smith, membro del Partito Unico incaricato di correggere giornali e libri di storia per renderli coerenti con le verità del regime. Più sociologico e meno politico, più centrato sul pensiero unico che sul partito unico , Fahrenheit 451 , di Ray Bradbury (1920-2012) – uno dei grandi scrittori di fantascienza americani, con vita politica sicuramente meno sofferta di George Orwell (si tenga presente il finale dei due romanzi) – racconta di una società futura in cui l’informazione è fornita dal governo attraverso la televisione, i libri sono stati banditi e chi legge …

Continua qui:
1984 e Fahrenheit 451. I classici distopici nella nuova versione Chrysalide

Dei legami tra cibo e letteratura, il sito Paper and Salt

Dopo avervi parlato delle contaminazioni tra libri e musica, con grande piacere oggi vi segnalo un sito americano che parla di autori famosi e loro ricette, si chiama Paper and Salt . Ma facciamo un passo indietro, la scoperta affascinante avviene imbattendomi in questo articolo sul Guardian; che se da una parte incensa le pubblicazioni culinarie britanniche (e te pareva) dall’altro pone una questione a dir poco avvincente, ovvero la propensione al cucinare di scrittori conosciuti ai più principalmente per “sfornare” opere letterarie. Per esempio si parla dell’arte della panificazione, molto amata da autrici come Emily Dickinson (che amava produrre pani per la propria famiglia) e Virginia Woolf (il cui pane cottage loaf a due strati è famoso tra gli intenditori); ma su Paper & Salt si va decisamente sullo specifico con le ricette d’epoca spiegate per filo e per segno, potreste perchè no, mettervici nel weekend tra un capitolo e l’altro di un’opera dello stesso autore. Qualche idea? Il cocktail di Edgar Allan Poe (nella foto, a

Leggi oltre nell’articolo originale:
Dei legami tra cibo e letteratura, il sito Paper and Salt

Christopher Hitchens, scrittore e libero pensatore, è morto

Un tagliente polemista nella tradizione di Thomas Paine e George Orwell che prese di mira bersagli diversi come Henry Kissinger, la monarchia britannica e Madre Teresa, scrisse un best-seller contro la fede religiosa e spiazzò i suoi ex compagni di sinistra sostenendo entusiasticamente la guerra americana in Iraq. Così il New York Times ricorda Christopher Hitchens, giornalista, saggista, critico letterario e commentatore politico britannico naturalizzato statunitense, morto ieri a 62 anni, in un ospedale di Houston, in Texas. Hitchens è deceduto per una polmonite scatenata dal tumore all’esofago di cui soffriva. Lo scorso anno aveva pubblicato un libro di memorie Hitch 22 . Hitchens scriveva principalmente per Vanity Fair , l’ Atlantic e Slate , e in Italia era tradotto dal Corriere della Sera . Ateo convinto era una delle penne più pungenti degli ultimi anni: era uno dei più noti esponenti del cosiddetto new atheism che aveva ben illustrato nei suoi libri, come, per esempio La posizione della missionaria , un reportage sugli aspetti meno nobili dell’attività di madre Teresa di Calcutta (pubblicato in Italia da Minimunm Fax) e il bestseller internazionale Dio non è grande , tradotto in italiano da Einaudi. La Atheist Alliance of America lo aveva insignito del premio Libero pensatore dell’anno . Hitchens ebbe a scrivere: La fede religiosa è inestirpabile, appunto perché siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finché non vinceremo la paura della morte, del buio, dell’ignoranza e degli altri […] Il livello d’intensità fluttua a seconda dei tempi e dei luoghi, ma è una verità incontestabile che la religione non si accontenta – e sul lungo periodo non può farlo – delle proprie straordinarie pretese e delle proprie sublimi certezze. Essa deve cercare di interferire con la vita dei non credenti, degli eretici o degli adepti delle altre fedi. Può parlare di beatitudine nell’altro mondo, ma vuole il potere in questo. E non c’è da aspettarsi altro. In fin dei conti è un prodotto esclusivamente umano. E non avendo fiducia…

Segui il post:
Christopher Hitchens, scrittore e libero pensatore, è morto

Biografie scandalistiche, l’eterna corsa allo scoop

Dopo le polemiche seguite alla biografia di Coco Chanel in cui si sostiene che fosse una spia nazista, l’articolista dell’ Independent si interroga su quali siano i criteri di una buona biografia, e sui confini leciti per invadere (“anche se retroattivamente”) la privacy di personaggi noti. La prima domanda da porsi è però il “perchè” noi lettori continuiamo ad amare così tanto le biografie (in Italia sono il genere più venduto, oltre ai “gialli), e soprattutto quelle che rivelano materiale a “tinte forti” sui nostri autori preferiti, come i presunti problemi sessuali di Lewis Carroll, il vizio della pornografia di Kafka, le passioni erotiche insaziabili di Simenon (e sono solo degli esempi). Il motivo, secondo l’autore, sta nel fatto che i cercatori di “sensazioni forti”, troppo rigidi per cercare “esplicito materiale sessuale negli scaffali della libreria”, possono trovare soddisfazione nelle biografie, “se non gli importa di essere intralciati da 500 pagine di materiale estraneo” al racconto di queste perversità. A parte l’ultima affermazione polemica e ironica, che forse ha un bel fondo di verità, rimane la domanda di quale sia l’ingrediente che costituisca una buona biografia, al di là di queste che lui chiama “i memoriali delle miserie” di donne e uomini famosi. Quand’è cioè che si giustifica l’idea di affidare a un autore una nuova “biografia” su un personaggio del passato. “Le biografie nelle moderne classifiche di best seller sono più che altro le vite di celebrities e personaggi dello spettacolo”, con la loro bella dose di “rivelazioni” e confessioni private. Le biografie canoniche (degne di una lettura non occasionale) sono invece basate su altro, riguardano questioni come “la verità e l’identità”. “Una buona biografia – dice DJ Taylor, autore degli studi sulle vite di Thackeray e George Orwell – dovrebbe essere quello che Anthony Powell definisce “il mito personale”, non quello che fece il …

Leggi il seguito:
Biografie scandalistiche, l’eterna corsa allo scoop