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Leonard Elmore: 10 consigli di scrittura dal romanziere recentemente scomparso

Dieci regole per scrivere “come si deve”. Se ne è andato da poco Leonard Elmore , celebrato maestro del poliziesco d’oltreoceano, e proprio in questo inizio della “settimana dopo”, quando lentamente scema l’eco di coccodrilli e encomi, che ci siamo ritrovati davanti agli occhi un articolo che riprende alcuni suoi consigli. Dieci regole per scrivere bene per la precisione, a proposito delle quali aveva concesso il permesso di pubblicazione alla Detroit Free Press il 6 novembre 2010. Una stella del noir disposta a condividere con colleghi ed aspiranti tali, alcune dritte che ci piace riportarvi qui di seguito in traduzione: 1. Mai iniziare un libro parlando del meteo 2. Evitare i prologhi 3. Mai usare un verbo diverso da “ha detto” per riportare un dialogo 4. Mai usare un avverbio per modificare il verbo “ha detto” 5. Tenere sotto controllo i punti esclamativi 6. Mai usare le espressioni “improvvisamente” o “si scatenò l’inferno” 7. Utilizzare con parsimonia i dialetti regionali 8. Evitare le descrizioni dettagliate dei personaggi 9. Non entrare nei dettagli precisi della descrizione di luoghi e oggetti 10. Cercare di lasciare da parte ciò che il lettore tende a scartare Un autentico vademecum di indicazioni , con tanto di esempi ed “eccezioni illustri”, da scorrere con attenzione …

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Ferragosto in giallo, brividi contro l’afa in casa Sellerio

Sei grandi nomi del genere noir, per un’antologia di mezza estate. Nel pieno dell’estate italiana, con una virata a Barcellona, che poi tanto diversa dal nostro sud certe volte non sembra, alcune grandi film del giallo hanno immaginato sei racconti brevi ambientati proprio nella calura che avvolge i giorni intorno al 15 agosto . Dietro le storie proprio loro, Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Francesco Recami , sei tra i più famosi autori noir attualmente in circolazione. C’è Montalbano alle prese con uno strana morte in spiaggia, avvenuta proprio durante i tradizionali falò di …

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L’avvelenatrice di Alexandre Dumas, un classico dimenticato

La storia di una dama piena di risorse e del suo destino macchiato. La Marchesa di Brinvilliers , protagonista di una delle storie meno note del famoso Alexandre Dumas , aveva tutte le qualità che una donna del suo secolo potesse desiderare. Di fattezze minute e di bellezza reale ma non criarda, era animata da un carattere fermo, tendente a sprazzi di ilare giovialità, in un insieme di luci e di ombre che poteva gioire di leggeri elementi di charme che uniti alle possibilità offerte dalla sua condizione nobile, facevano di lei una potenziale maliarda. E senza tradire tale aspettativa, la penna di Dumas le tesse intorno un destino da Conte di Montecristo in versione abbozzata, rendendole l’onore di possedere molteplici cavalier serventi come il misterioso Sainte-Croix, probabile figlio illegittimo di un grande signore, e di affascinare molti anche all’estremo limitare della sua infausta esistenza, che ha ispirato una serie intitolata “Crimes célèbres” , formata da romanzi consacrati proprio agli efferati assassini passati agli onori della cronaca e del quale il più noto racconto narra le vicende di una certa “Maschera di ferro”. A ventott’anni, la marchesa di Brinvilliers era nel pieno della sua bellezza: di piccola statura, ma di forme perfette; col viso tondo incantevolmente leggiadro; dai tratti tanto più armoniosi in quanto mai alterati da alcuna sofferenza interiore, come quelli di una statua che per una qualche magia abbia momentaneamente preso vita, e ciascuno poteva prendere per il riflesso della serenità di un’anima pura quella fredda e crudele impassibilità, che non era altro che una maschera per coprire il rimorso. Tra veleni e intrighi, prigioni e amori, confessori e confessioni, incontri e catture nelle strade…

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Il dono del buio: intervista a Valentina Giambanco

Tra le novità di quest’anno, c’è da registrare un thriller che sta molto attento alla scrittura senza danneggiare il ritmo: Il dono del buio (uscito per Nord), di Valentina Giambanco, il suo primo libro che, peraltro, sta andando molto bene. Noi abbiamo avuto l’opportunità di intervistare l’autrice. Valentina Giambanco, lei è un’italiana che vive da anni nel Regno Unito e che scrive un thriller ambientato a Seattle. Com’è stato scrivere un libro in una lingua che non è la sua lingua madre? La realtà è che dopo 27 anni a Londra mi sento molto più a mio agio scrivendo in inglese. Forse ha a che vedere con un ritmo diverso delle frasi o delle parole ma non ho mai considerato la possibilità di scrivere in italiano. Ha contribuito anche alla traduzione in italiano? È stata una vera lezione in umiltà! Non avrei mai potuto tradurre il manoscritto da sola ma così ho avuto l’opportunità di concentrarmi sulle sfumature di linguaggio e di stile. L’inglese e l’italiano sono due lingue ricchissime di sfumature ma estremamente diverse…

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Il dono del buio: intervista a Valentina Giambanco