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Scrittori & parole nomadi alla Librería Iberoamericana di Madrid

Sarà presentato giovedì 6 ottobre alla libreria Ispanoamericana di Madrid, si tratta del libro Hotel España del giornalista cileno Juan Pablo Meneses , uno che di viaggi e alberghi ne sa qualcosa visto che pratica assiduamente quello che definisce: giornalismo portatile , una condizione di perenne spostamento descrittivo, sempre al cuore della notizia proprio lì dove questa si presenta, in una dimensione che fa coincidere nella sua attività viaggio e racconto, che a tratti diventa vero e proprio racconto di viaggio. Quand’ero ragazzo credevo che ogni hotel rappresentasse un’opportunità, e la penso ancora così Non a caso l’incontro per illustrare il suo libro è stato chiamato proprio Escritores nómadas – Palabras nómadas , in omaggio a quel dialogo sulla letteratura ispano-americana che si nutre degli argomenti al confine di territori tremuli come l’esilio e la globalizzazione, che sono parte integrante della sua cultura d’origine. Al centro dell’evento madrileno ci saranno le sue stesse parole nomadi , insieme a quelle dello scrittore e critico letterario ispano-uruguayano Fernando Aínsa , intervallate dalla lettura di frammenti del libro e spunti di discussione bagnati da vino rigorosamente iberico. Nelle pagine di Hotel España, c’è condensata l’esperienza di Meneses, pezzetti di tutti gli alberghi dell’America Latina nei quali ha dormito e lavorato, quegli stessi luoghi fondati con la speranza di vederli brillare con successo pari a quello preannunciato nei loro nomi altisonanti e che invece si rivelano oggi come una: metafora che ha funzionato perfettamente per il Bicentenario: la maggior parte di questi alberghi sono vecchi, decadenti, abbandonati. Proprio come la conclusione alla quale è giunto l’autore nel libro, quella di una Spagna che rappresenta un hotel vetusto e lontano agli occhi …

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Scrittori & parole nomadi alla Librería Iberoamericana di Madrid

A Manhattan i libri sul comodino li consiglia Rushdie

Uno degli oggetti che non può mancare su qualsiasi comodino, oltre a una lampada discreta, una sveglia efficace e una buona bottiglia d’acqua è certamente un buon libro in grado di accompagnare il nostro quotidiano percorso verso il mondo dei sogni. Consci di questa regola i dirigenti dello Standard Hotel di Manhattan, uno di quegli hotel che concedono ogni attenzione ai propri clienti – ovviamente dietro il pagamento di un conto da capogiro – hanno deciso di aggiungere alla televisione, all’ipod e, probabilmente, ai cioccolatini sul cuscino, un libro sul comodino. Ma la notizia che fa sorridere non è tanto questa inconsueta attenzione dimostrata da un hotel per il benessere intellettuale dei propri clienti, ma piuttosto il fatto che i libri proposti dalla direzione non sono scelti a caso, e non sono nemmeno quelli che altri clienti, negli anni, hanno dimenticato o lasciato volontariamente in albergo. Niente di tutto questo, anzi, per far diventare la lettura un gesto all’altezza del Hotel, la dirigenza ha scelto di chiedere un parere esclusivo, facendo firmare la selezione dei 13 libri ad un grande autore della letteratura mondiale, Salman Rushdie. Tra i titoli scelti dallo scrittore angloindiano, famoso per aver scritto il molto discusso I versi satanici, ci sono alcuni dei più grandi libri della narrativa americana degli ultimi cinquant’anni, da Foglie d’erba di Walt Whitman, a L’urlo e il furore di William Faulkner, da Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald aIl dono di Humboldt” di Saul Bellow, da Il lamento di Portnoy di Philip

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A Manhattan i libri sul comodino li consiglia Rushdie