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Manoscritti di Timbuctù, il rocambomesco salvataggio a dorso d’asino di 28.000 pergamene

Li abbiamo pianti solo qualche giorno fa i preziosi manoscritti bruciati e danneggiati a Timbuctù, e oggi ritorniamo sulle loro pagine bruciacchiate con una notizia che ci conforta. Si tratta di un salvataggio rocambolesco, operato dal Professore Abdoulaye Cissé insieme al vecchio addetto alla sicurezza Abba Alhadi a partire dal 30 dicembre 2012. Quando era ormai chiaro ai che la situazione non avrebbe avuto evoluzioni favorevoli nell’immediato, la strana coppia si è organizzata per mettere al sicuro ben 28.000 pergamene trasportate di nascosto in carri trainati da asini. Così facendo sono riusciti a preservare centinaia di manoscritti dal valore ancora più prezioso se si pensa che si tratta di quegli esemplari che, non essendo ancor stati digitalizzati, sarebbero andati perduti per sempre nei roghi vandalici operati dagli islamisti prima dell’arrivo delle truppe maliane e francesi. Da buoni bibliofili addolorati ci eravamo giurati che avremmo approfondito la vicenda ed ecco un’ottima notizia che si aggiunge ai tanti altri manoscritti privati, nascosti dalle famiglie nei luoghi più improbabili, dalle pareti alle scatole

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I manoscritti bruciati di Timbuctù: "Crimine culturale" contro antiche testimonianze della cultura locale

Riuniti nel Tombouctou Manuscript Project , una parte degli antichi manoscritti della mitica città maliana di Timbuctù (patrimonio dell’UNESCO dal 1990), sembrava essere al sicuro. Protetti dalla suddetta missione di collaborazione tra Mali e Sud Africa lanciata ufficialmente nel 2003, e rafforzata dalla costruzione di una nuova biblioteca-archivio, inaugurata nel gennaio 2009, i tomi centenari che erano stati inseriti in un progetto dell’Università di Città del Capo (UCT) , avrebbero dovuto servire alla formazione di giovani ricercatori e costituivano un materiale prezioso per lo studio degli aspetti legati alla scrittura e alla lettura del passato. Ma le notizie del sito dell’iniziativa si arrestano drasticamente al 15 ottobre 2012, data del seminario “Manuscript Culture in the Niger Bend”. Una frattura non naturale che corrisponde con l’aggravarsi della situazione sul territorio. L’occupazione dei ribelli islamisti, conclusasi in questi giorni con l’arrivo delle truppe dell’esercito regolare maliano supportate da quelle francesi, ha lasciato dietro di se un triste tappeto di reperti semi bruciati . E se alcuni libri sono stati portati in salvo prima della presa della città da parte dei ribelli nell’aprile scorso, inestimabili manoscritti antichi dell’ Ahmed Baba Centre for Documentation and Research , sono stati dati alle fiamme. Un numero ancora non precisato, che oscilla tra le 60.000 e i 100.000 opere custoditi nel centro, sono state irrimediabilmente saccheggiate in quello che il sindaco di Timbuctù Halley Ousmane , rifugiato nella capitale Bamako per lunghi mesi, non ha esitato a definire come “un autentico crimine culturale” , perpetuato ai danni della memoria di un territorio a tratti oscurato dal velo della leggenda: Si invoca spesso Timbuctù come il simbolo del luogo più perduto della terra, per indicare un’attrazione misteriosa ed esotica che non si raggiungerà mai. Nonostante ciò si tratta di una città ben reale, dotata di una storia e di un&#…

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Pola Kinski e il libro che distrugge un mito del cinema tedesco

C’é un libro che sta facendo tremare uno dei grandi miti dello spettacolo in Germania. Si tratta della pubblicazione delle memorie di Pola Kinski , figlia di Klaus Kinski , una delle vedette del Nuovo Cinema tedesco degli anni ‘60 e ‘70. Il testo, pubblicato a vent’anni di distanza dalla morte del celebre attore dagli occhi di ghiaccio, getta una nuova ombra oscura sulla sua personalità. Oltre i lustrini del palcoscenico e la reputazione guadagnata sul grande schermo in ruoli da istrionico caratterista dall’espressione luciferina, con annessi cammei in grandi classici come “Per qualche dollaro in più” di Sergio Leone, l’interprete-feticcio dei film di Werner Herzog , avrebbe accumulato il disprezzo delle due figlie. Un disagio cresciuto nel tempo e raccontato da Pola in “Kindermund” , (letteralmente bocca di bimbo che traslato rimanda alle verità raccontate dall’innocenza dell’infanzia), che accusa il padre di aver abusato di lei per lunghi anni, mettendola al centro di una morbosa attenzione confermata anche dalla sorellastra Nastassja , i cui ricordi rimandano ad un uomo tirannico e terrificante, evocato anche nell’estratto dell’articolo di Le Monde: Pola Kinski dichiara di aver scritto il suo libro in risposta al culto odierno che gira intorno alla figura di suo padre, presentato come un attore geniale. “Non ne potevo più di ascoltare – Tuo padre! Un genio! L’ho sempre amato!” – Quando pensa a lui dice di provare disgusto e un sentimento di vuoto. Nell’immagine bambola con un cartello ‘Ti prego Klaus non ferirmi ancora’ posata dall’artista berlinese Uschi Leonhardt accanto alla stella dell’attore tedesco Klaus Kinski. Berlino 18 gennaio 2013. AFP PHOTO / MAURIZIO GAMBARINI /GERMANY OUT (Photo credit should read MAURIZIO GAMBARINI/AFP/Getty Images) Via | lemonde.fr/culture Pola Kinski e il libro

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