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Cinque consigli a un giovane scrittore da Haruki Murakami

Probabilmente molti di voi avranno già provato, ma se cercate su google la stringa “Scuole di scrittura creativa” vi ritrovate di fronte a una lista di unmilionequattrocentosessantamila risultati, 1.460.000, per dirlo a numeri, che forse fa più impressione. Scuola Omero, Scuola Holden, Giulio Mozzi, Raul Montanari, Gotham Writers, Lanterna Magica, sono questi i nomi che riempiono la prima delle n pagine di risultati (con n tendente all’infinito). Le scuole di scrittura creativa, insomma, vanno alla grande. Un po’ perché sono il metodo principale che molti scrittori hanno per tirare a campare, un po’ perché al mondo tutti vogliono fare gli scrittori e nessuno ha abbastanza tempo, costanza, ostinazione e ossessioni per diventarlo da solo. Ma se pensate che questa sia una dinamica prettamente contemporanea, prendereste una gran cantonata. Scriveva infatti Leopardi nel pensiero XX, parlando del vizio di ammorbare il prossimo leggendo i propri componimenti: oggi, che il comporre è di tutti, e che la cosa più difficile è trovare uno che non sia autore, è divenuto [il suddetto vizio] un flagello, una calamità pubblica, e una nuova tribolazione della vita umana. Bene, appurato che il voler essere tutti scrittori non è questione contemporanea, veniamo al sodo. E’ parere di alcuni dei più grandi scrittori del Novecento che le scuole di scrittura creativa siano utili tutt’al più per fare nuove conoscenze, non certo per imparare a scrivere. In un’intervista che facemmo qualche anno fa a Michele Mari, proprio su questa questione ci disse: “Prima passate tutta l’infanzia e tutta l’adolescenza a leggere la letteratura di mezzo mondo e poi vedete se vi viene voglia di entrare nello stesso arengo e cimentarvi con…

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