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Cosa NON fa un lettore Doc
Se dopo che avete citato Una stanza tutta per sé qualcuno vi chiede “chi l’ha scritto, questo romano?”; se dopo mezzora di conversazione vi accorgete che qualcuno ha scambiato P.G. Wodehouse per P.D.James; se capita che qualcuno ti chieda: “ma perchè dici sempre La vecchia/Il vecchio” davanti ai nomi degli scrittori (mai sentita nominare la vecchia Phoebe? Ma neanche a Salinger mi stai? Madddai). Ecco, nei tre semplici casi qui sopra elencati, NON vi trovate davanti a un lettore/lettrice Doc. Ne parlo spesso : in Italia, si sa, l’editoria campa con quei “pochi ma buoni” che da soli comprano libri per dieci persone cumulativamente. Sono i “lettori forti”, identificati da un parametro numerico (almeno 6 libri l’anno). Nella mia personale definizione invece lettore “DOC” implica l’introduzione di un parametro qualitativo, inerente appunto la qualità delle letture stesse. Insomma, non pretendo che si sappia per esteso il secondo nome di Philip K. Dick, ma allo stesso tempo ho ben chiaro chi NON è un lettore Doc, che è colui/colei che: NON nomina sempre e invariabilmente i soliti tre-quattro autori (conosco gente che campa per secoli citando sempre e solo, l’ultimo di Stefano Benni o Isabel Allende o Banana Yoshimoto che siano. Ma come si fa?) NON vi dice che il libro più bello che ha letto è Siddharta (l’ho sentito dire a ultradiciottenni. Santo Cielo, Siddharta è sempre il migliore, fino a una certa età, poi si spera uno sia andato avanti a leggere altro. Lui/…
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Aiuto, mi si è ristretto il lessico
Le parole sono importanti! Parto da questo diktat morettiano perchè vorrei condividere con voi una sensazione che spesso mi assale durante cene ed eventi sociali vari: che la maggior parte di noi usi sempre le stesse parole. Ieri ad esempio, mi sono ascoltata pronunciare dopo non so quanto tempo il termine “irriverente”. Da quant’è che non la sentivo in giro? Senza scomodare lo Zanichelli, volevo semplicemente descrivere l’atteggiamento di una persona che con fare giocoso mette un po’ alla berlina gli altri (va bene, avete capito, la persona in questione sono io). Avrei potuto usare la parola “criticona” ma irriverente era più…
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O io o i libri. Strategie di convivenza /1
La frase del titolo allude chiaramente a una salvifica presa di coscienza di una situazione di certo nota a noi tutti lettori Doc: la catastrofe della propria esistenza, da un punto di vista logistico, dovuta alla iperpresenza di libri nei propri (limitati) spazi vitali. Ecco allora per voi qualche consiglio per come affrontare questa incresciosa situazione. Prima regola: liberarsi dei pesi morti. Ovvero: siamo a fine anno. Non è giunta l’ora, secondo voi a)di buttare DEFINITIVAMENTE tutte le agendine 2010 infilate, ancora intonse, nei più vari angoli della vostra stanza? b) oppure di eliminare tutti i libri che durante l’anno avete comprato (i più fortunati SEMPRE a prezzo pieno, in questi casi) e che già alla decima pagina vi hanno fatto venire in mente un’idea geniale su come impiegare MEGLIO il vostro tempo libero, piuttosto che perderlo leggendo QUEL LIBRO (es: iscrivendovi a un corso di lavorazione del gioiello in vetro o prenotare un volo in aliante, che ne so)? Vi RICORDO che esistono cassonetti specializzati dove buttare oggetti che verranno riciclati tornando alla forma che hanno sempre meritato avere: quella di fogli bianchi, pronti per essere scritti con frasi migliori di quelle che avete appena letto. Si pone una domanda: cosa ci fate con questi libri, voi che a buttare via un libro proprio non vi regge il cuore? E’ inutile che stia a rammentarvi che esistono aste di beneficenza (quelle parrocchiali sono l’ideale, in certi casi, basta fare…
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I ragazzi leggono male perchè leggono pochi fumetti
Carino lo spunto della rubrichetta di Marco Lodoli (scrittore stimabile e insegnante) ‘Primo banco’ di oggi. Invece di prendersela con i fumetti che tolgono tempo alla lettura dice esattamente il contrario. “Leggere una pagina di un libro, quanta fatica costa ai miei alunni!…. leggono in modo stentato, appiccicando le sillabe col fiatone, esitando, strascinando la voce, sbagliando i suoni. Quanti libri avevo letto io fino ai sedici anni? Mah, forse un paio di avventure di Sandokan, Ventimila leghe sotto i mari, forse Zanna Bianca, ma non fino in fondo. Però avevo letto un milione di fumetti”. Ed è qui che sta la differenza perchè i fumetti insegnano a leggere, ovvero: L’occhio andava sempre più veloce, legava in un baleno le parole, le frasi, apprendeva termini nuovi, conquistava divertendosi la dimensione della lettura. Da lì passai a Linus, al Mago, alle riviste di fumetti più sofisticati, conobbi i Peanuts e BC e Bristow e le strisce di Feiffer:… alla fine ero un treno, con uno sguardo traversavo tutta una pagina. Oggi nessun ragazzo legge più i fumetti. E allora almeno, concude Lodoli, “e allora: non dico Balzac o Puskin, ma ridateci almeno Paperoga e il professor Mortimer, lo zio
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