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Piccoli-Grandi miracoli del/nel cammino di Santiago, di Fiorenzo Zerbetto

non tentarmi più, dio della fatica…non tentarmi più, dio della banalità (…) (Preghiera del pellegrino) Un pellegrino ordinario sul Cammino di Santiago che viaggia con taccuino e lapis in mano, e zaino in spalla. Vesciche ai piedi a fine giornata (”liberarsi dalle pedule al rifugio/diviene un piacere raffinato e totale” – Sacri piedi ), l’occhio si sofferma sulle lapidi lungo la strada “che ricordano vite spente” mentre e il cuore si apre all’incontro con gli altri sul sentiero dove non passano mantelli di porporati, ma solo scarpe consumate che non si stancano di andare. Pur non avendo fatto questo tipo di esperienza – che tuttavia mi ha sempre incuriosito per i tanti racconti degli amici – ho letto con piacere le brevi composizioni di Fiorenzo Zerbetto dedicate a quest’avventura durante la quale si procede “su sentieri millenari/tracciati e battuti da Pellegrini/mossi da forza alta e altra”, tracciata da orme che ci hanno preceduti “disponibili al sibilo dei venti” ( Orme ) Si procede a fine giornata immersi in Gesti d’altri tempi (lavare calzini e biancheria/fregando col sapone sotto l’acqua fredda/è rito obbligato per tutti/appena giunto al rifugio) mentre “ennesimo-inequivoco-segno/di concreta egualità sociale/le vesciche compaiono-ineluttabili). E poi gli incontri tra pellegrini, spesso solo per il tempo d’un caffè al bar (Sì. Comunicare), e ti rendi conto che riaffiora la tua fede, se “passo dopo passo/meraviglia dopo meraviglia/non sono mai solo…nè forse lo sono altrove”. Così diventi leggero, tanto leggero che “il peso dello zaino…”vnon riesce a “tenere a terra/la gioia”. F. Zerbetto Piccoli-Grandi miracoli del/nel cammino di Santiago Panda ed. 12 euro Piccoli-Grandi miracoli del/nel cammino di Santiago, di Fiorenzo Zerbetto

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non tentarmi più, dio della fatica…non tentarmi più, dio della banalità (…) (Preghiera del pellegrino) Un pellegrino ordinario sul Cammino di Santiago che viaggia con taccuino e lapis in mano, e zaino in spalla. Vesciche ai piedi a fine giornata (”liberarsi dalle pedule al rifugio/diviene un piacere raffinato e totale” – Sacri piedi ), l’occhio si sofferma sulle lapidi lungo la strada “che ricordano vite spente” mentre e il cuore si apre all’incontro con gli altri sul sentiero dove non passano mantelli di porporati, ma solo scarpe consumate che non si stancano di andare. Pur non avendo fatto questo tipo di esperienza – che tuttavia mi ha sempre incuriosito per i tanti racconti degli amici – ho letto con piacere le brevi composizioni di Fiorenzo Zerbetto dedicate a quest’avventura durante la quale si procede “su sentieri millenari/tracciati e battuti da Pellegrini/mossi da forza alta e altra”, tracciata da orme che ci hanno preceduti “disponibili al sibilo dei venti” ( Orme ) Si procede a fine giornata immersi in Gesti d’altri tempi (lavare calzini e biancheria/fregando col sapone sotto l’acqua fredda/è rito obbligato per tutti/appena giunto al

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