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Una "fila da record" per l’ultimo Fabio Volo

Un serpentone dalla lunghezza imponente che si staglia in una piazza del Duomo nitida. E’ lo spettacolo che si sono trovati davanti coloro, e sono tanti, che hanno attraversato il noto “salotto milanese” nella giornata di lunedì. Immaginando che non tutti ne conoscevano il motivo, e che forse in tanti presi dalle ordinarie preoccupazioni non se lo siamo nemmeno chiesto, resta comunque un fenomeno curioso che ci premeva approfondire. La risposta è molto più semplice di quanto potrebbe sembrare e per risolvere l’arcano è sufficiente risalire all’origine della lunga fila: la libreria Mondadori dove a partire dalle 18.30, un brillante Fabio Volo si accinge a incontrare i suoi fan firmando copie su copie della sua ultima fatica, il romanzo Le prime luci del mattino . La protagonista è Elena, una donna insoddisfatta della propria vita (coniugale e non) che abbraccerà una grande svolta. Se avevate ancora qualche dubbio sulla notorietà letteraria dello scrittore-attore quasi quarantenne, mi sa che vi toccherà ricredervi! Via | milano.repubblica.it Fila per Fabio Volo Una “fila da record” per l’ultimo Fabio Volo

Mucchi di libri in ufficio: le scrivanie italiane rispondono!

Domenica scorsa, riprendendo un viral post di BuzzFeed, vi avevo mostrato una panoramica delle scrivanie delle redazioni americane : libri impilati a montagne, sfracellati al suolo, libri di ogni tipo e piccoli dettagli simpatici che rendono decisamente più umana la vita redazionale, fatta di ritmi serrati, di ora passate tra libri e computer, ma non solo. Oggi quindi, addirittura un giorno prima di quanto vi avevo promesso, tocca alle scrivanie italiche rispondere per le rime. A conclusione di quel post, infatti, mosso – forse per la prima volta nella mia vita – da un certo fremito sciovinista, avevo lanciato un appello ai lettori di booksblog, agli amici editori, giornalisti e redattori, chiedendo di inviarmi le foto delle vostre scrivanie, colme o meno colme di libri. Volevo vedere di che pasta erano fatte le scrivanie italiane. Bene, a distanza di una settimana le risposte sono state numerose: una dozzina tra case editrici, giornalisti freelance, redattori di riviste e lettori hanno partecipato. E i ritratto ch ne emerge – e lo vedrete con i vostri occhi nella gallery dopo il salto – è una realtà oscillante tra ordine e disordine, tra pile di libri, computer e ebook readers . Insomma, una realtà che non ha nulla da invidiare, come era ben prevedibile, a quella americana. A ben vedere la differenza è una sola: le scrivanie italiane sembrano un po’ più “castigate” rispetto alle loro omologhe americane alcune delle quali, se ben vi ricordate, erano ornate da libri erotici di varia natura. Nel dettaglio – e in ordine di arrivo – volevo ringraziare per il simpatico aiuto: Gabriele (Blogo), Lorena (Datasport), Antonella, Clara (Iperborea), Jacopo (Jacabook), Gianluca (Banlieue), Marta (Mondadori), Antonio (Isbn), Alessandra (Camera di commercio) e Daniele. Tutti quelli che invece non hanno fatto in tempo o hanno avuto problemi tecnici possono inviare comunque la propria foto. Nel caso l’affluenza sarà massiccia potremmo anche pensare di farci un altro post… Ora è il tempo della gallery, basta con gli indugi… Foto…

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Mucchi di libri in ufficio: le scrivanie italiane rispondono!

Fai ‘sta cazzo di nanna! Filastrocche per genitori stressati…

Diciamolo pure: questi nostri tempi moderni sono veramente stressanti . Le nostre vite lavorative, per quelli che ancora di lavoro ne hanno, sono sempre più simili a un puzzle schizofrenico di lavori, le città sono sempre più congestionate di traffico, di rumore, di smog e noi siamo costretti ad andare sempre più veloci. E così a casa ci arriviamo sempre più stanchi, nervosi, stressati. La pazienza si assottiglia e i primi a farne le spese sono i nostri figli, per chi ne ha. E sono proprio questi genitori stressati il pubblico elettivo di questo incredibili libro di filastrocche americano – recentemente tradotto anche in Italia da Mondadori – dal titolo entusiasmante e assolutamente esplicito di Fai ’sta cazzo di nanna . Scritte da Adam Mansbach e illustrate da Ricardo Cortès, le strofe della buona notte raccolte in questo volume non sono certo politically correct, ma sono estremamente catartiche e spassose per tutti coloro che, dopo una giornata intera passata a sgobbare, sono costretti a faticare ancor di più per vedere il proprio pargolo chiudere gli occhi e fare la nanna. Dopo il salto trovate qualche esempio e se volete dare un’occhiata al libro, sul sito della Mondadori trovate il pdf . Per terra russa il pangolino gigante Mentre io sono ormai uno zombie ambulante. ’Fanculo! ti porto ’sto cazzo di latte! Dormire non dormi, e chi se ne sbatte? Dormono i fiori, i monti ed i prati Dormono e fanno sogni beati. Basta menate, subito a nanna Sennò quel fallito del babbo ti azzanna. Il vento sussurra pian piano giocondo Il topino è assopito in un sonno profondo. Quel coglione del babbo da mezz’ora si affanna Ti prega, ti implora: fai ’sta cazzo di nanna! I semini nei campi dormono sodo Io intanto son qui che bestemmio e mi rodo. Tesorino mio bello, stop! poche palle! È l’ora di fare le nanne, e tu falle! Fai ‘sta cazzo di nanna! Filastrocche per genitori stressati…

La piccola ombra di Banana Yoshimoto

Questo libricino mi è caduto tra le mani mentre sistemavo una scaffalatura in una casa che mi ospitava per qualche tempo, l’ho letto il giorno dopo “una grande fatica universitaria”, uno di quegli esamoni insomma, che ti trascini dietro da un po’. E come per caso si è insinuato prepotente sfidando tutta la stanchezza accumulata nelle mie palpebre. L’ho aperto ed è andato via tutto d’un fiato, come solo le cose veramente buone. La sua struttura agile, i personaggi abbozzati in poche righe eppure incredibilmente ben disegnati, con gli spessori al punto giusto, le intime gioie e le “piccole ombre” del titolo. Tradimenti, amori, avventure, intrisi di uno sguardo a tratti complice, in altri solo apparentemente descrittivo, sullo sfondo della natura feroce dell’America del Sud. Ciò che mi piaceva di più dei viaggi in compagnia era il fatto che in quel modo si riusciva perfettamente a dimenticare la solitudine. L’unica responsabilità che ci si portava appresso era quella della propria vita e nient’altro. Ma nonostante ciò non ci si sentiva soli. In quella maniera si condividevano dei momenti banali che non avevano nulla di speciale. Quella felicità… quella tranquillità nascevano dal profondo dello stomaco per poi diffondersi in tutto il corpo. Sebbene non ci trovassimo affatto in un paese sicuro, eravamo molto tranquilli. La pulizia delle lenzuola, la luce soffusa, la grande finestra, un soffitto che non conoscevo, l’eco dello spagnolo che a basso volume fuoriusciva dalla TV. Sentivo caldo soltanto sulla superficie del mio…

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La piccola ombra di Banana Yoshimoto