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Somnium Hannibalis di Chiara Prezzavento

La vita, le battaglie e le avventure del grande Annibale Barca. Chiara Prezzavento è una delle voci che abbiamo avuto modo di incontrare durante l’ultimo festivaletteratura a Mantova, il giorno dopo la suggestiva rappresentazione serale che aveva portato dinanzi alla Rotonda di San Lorenzo , i fuochi del gran potenziale teatrale della storia di Annibale . Ed è stato proprio tra le piazze mantovane che si è fatta strada la voglia di ritornare a scoprire le evoluzioni nostrane del romanzo storico , per rintracciare opere radicate nel tessuto italiano e nel suo ricchissimo e glorioso passato. Ecco la genesi che ci ha spinto ad inoltrarci tra le pagine del Somnium Hannibalis , per ritrovare le avventurose vicende del leggendario generale cartaginese, dalla pesante eredità del padre Amilcare, al sostegno del cognato Asdrubale, dalle glorie di Canne e del Trasimeno ai dolori di Zama , dall’incredibile traversata delle Alpi alla tranquilla frescura delle campagne italiche, dall’incredibile beltà delle donne di Capua all’eterna battaglia con il nemico romano, elementi di un racconto che avanza a suon di domande e di frasi strappate ad Apamea, nel 191 a.C. da Antioco, Re di Siria, ospite non esattamente…

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Somnium Hannibalis di Chiara Prezzavento

Christiane Felscherinow dallo zoo di Berlino alla rinascita

Un nuovo libro per la storia recente dell’ex ragazzina sbandata dello zoo di Berlino. Berlino, fine anni ‘70, nell’allora Germania Ovest Christiane F. ha undici anni, vive in un quartiere disagiato suo padre la picchia, la madre fa finta di non vedere. Sogna il Sound e la sensazione di pienezza e di oblio che trasmette (discoteca distrutta da un incendio nel 2006). A tredici anni ha già provato molte droghe e a quattordici dipende dall’eroina, frequenta la stazione di Zoologischer Garten e si prostituisce sulla Kinderstrich…

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Christiane Felscherinow dallo zoo di Berlino alla rinascita

Erri De Luca ritorna al mare con la Storia di Irene

C’è il mare, il sale e qualche stralcio di storia familiare nell’ultimo libro di Erri De Luca. Una favola marittima e mediterranea quella della “Storia di Irene” , testo settembrino del pescatore Erri De Luca . Al suo interno gli aspri e magnifici paesaggi costieri della Grecia offrono a colui che si definisce alternativamente “raccoglitore” o “spigolatore” di storie, il difficile ed affascinante compito di raccontare la vicenda di una giovinetta di quattordici anni. Figlia del mare e sorella dei delfini, Irene non usa parole, ma parla attraverso la forza dei gesti, l’intensità dei suoi sguardi acquatici, che attraversano chiunque le stia di fronte. Dopo “I pesci non chiudono gli occhi” , un’altra avventura marittima, che segue le correnti dell’atavica eredità che appartiene in maniera costitutiva all’uomo De Luca, allo scrittore e anche a gran parte dei suoi lettori, anch’essi figli di un mare nostrum che racchiude nelle sue onde quella ricchezza che le signore napoletane d’altri tempi auguravano ai fanciullini audaci, ma anche altri echi, quelli della lontana America che ha lasciato nelle sue vene materne alcuni tratti, e soprattutto le voci del ‘900, ricordi di guerra, di stalle, di freddo e di profonde amicizie. Nel greco imparato al liceo esisteva la parola eirene, a indicare una pace. Le dettero quel nome dopo la tempesta. Il mio invece è un nome buffo, strapazzato nel passaggio da uno zio che sapeva portarlo, a me che l’ho ammaccato. Non l’ho esposto al ridicolo, ma alla malora sì. Ora è un nome di fortuna. Accompagna qualche titolo di libro, più da autista che da autore. Faccio il conducente di storie. Le prime ventuno pagine al link in calce. “Storia di Irene” di Erri

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Erri De Luca ritorna al mare con la Storia di Irene

Un posto anche per me di Francesco Abate

Abate narra la storia tenera e spietata di un dimenticato. Peppino , sangue sardo arrivato dalla Svizzera ancora piccolo e catapultato in una capitale piena di gente e in una famiglia tutta storta, con il padre-idolo Bruno chiuso in galera, due nonne, anzi in realtà una nonna “giovane” e l’altra “vecchia” che è in realtà bisnonna, i suoi che lo mettono a pensione dalle suore, dette Ciliegine, con Madre Binocolo e Madre Tempesta, striscioline di un mondo racchiuso in “Un posto anche per me”. Peppino grassottello e rassicurante nella penna di Francesco Abate . Peppino che ufficialmente si occupa delle consegne per il ristorante “Nuraghe Blu” e trascorre la notte trascinandosi di autobus in autobus grazie al suo “abbonamento degli auti”. Peppino che non può dimenticare il cappello di lana, perché c’ha la sinusite e l’umido che cala col buio aggredisce la testa e si mangia i pensieri, come un dolore sordo che solo il ricordo di alcune amicizie vere, come quella con Wahid, ed altre che sfiorano il sentore dell’amore, che porta il nome di Marisa, compagna di scuola che ritorna in altri volti, riescono a lenire. E la colonna sonora di questa vita trasparente, che circonda la silhouette ben meno eterea del protagonista, vestito con un abito elegante, il cappotto comprato dallo zio e le scarpe da ginnastica dei cinesi che danno un tocco fashion e “sdlammatizzano l’insieme”, come afferma la commessa cinese che le ha vendute è un’insieme di brani composti da Stefano Guzzetti , tranne ‘Un posto’ e ‘FB (Pischelli)’, firmati da Guzzetti e Irene Nonis , e ‘Nei nostri luoghi’ dei Subsonica , di musiche che accompagnano i segreti…

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Un posto anche per me di Francesco Abate