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Ritratto di gruppo con assenza, di Luis Sepúlveda. Un altro punto di vista

È l’amore – per il suo popolo, per la cultura, per i libri, per chi soffre, per gli animali, per l’umanità, per… – che si respira nel leggere l’ultimo libro di Luis Sepúlveda dal titolo Ritratto di gruppo con assenza , edito in questi giorni da Guanda. Ventiquattro racconti, più il primo che dà il titolo alla raccolta, compongono questo libro – di cui su Booksblog vi abbiamo già parlato – permettono di apprezzare il gusto per le storie (perché, come scrive Sepúlveda, “a tutti piace raccontare storie”) e, soprattutto, hanno il pregio di aiutare a riflettere. Non è detto, infatti, che tutti i libri (e gli autori) sappiano parlare al cuore del lettore e fargli guardare la realtà in un modo diverso. Spesso ci troviamo dinanzi a testi che sono puro esercizio di stile, ad altri che sono insignificanti e altri ancora semplicemente banali o brutti. Ritratto di gruppo con assenza , invece, riscalda il cuore e proprio quell’ assenza , annunciata fin da subito, è compagna di tutta la lettura e non si può fare a meno di tornare con la mente all’assente e al perché non ci sia più. La lettura, quindi, si carica di nuovo significato a seconda di chi legge: ed è forse questo uno dei pregi maggiori di questa raccolta. Dicevamo dell’amore per la cultura e per i libri. Uno degli squarci più belli, a mio vedere, è costituito dall’aneddoto Libri : Apro la porta e vedo un ragazzo […]. Subito spiega che non vuole né soldi né cibo, ma libri, perché nel suo quartiere stanno creando una biblioteca […]. Con lui se ne vanno L’armata a cavallo di Isaak Babel’, un romanzo di Andrea Camilleri, Il ladro di merendine, un altro di Alfonso Mateo-Sagasta, Ladri di inchiostro, e un paio di libri miei. Lo guardo allontanarsi sicuro e deciso. […] “Ma… stai piangendo?” domanda la mia compagna. “Certo, piango perché non …

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Ritratto di gruppo con assenza di Luis Sepúlveda

Per chi come me da ragazzo ha amato molto “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, l’ultimo libro di Sepúlveda mette a tratti una certa emozione. Sì, perché negli articoli e negli appunti riportati in “Historias marginales II” (tradotto in Italia con il titolo del primo scritto: “ Ritratto di gruppo con assenza ” – Guanda, 157 pagine, 16 euro) viene raccontata anche la genesi di quel famoso romanzo e del suo incredibile personaggio. Sepúlveda si trovava in Ecuador, nella foresta, insieme a uno shuar . Colti da un improvviso acquazzone, trovarono rifugio nella capanna sperduta di un vecchio, un vecchio che leggeva romanzi d’amore. Da allora, e per anni, questa figura vagò nella sua mente in attesa che una macchina da scrivere le depositasse sulle pagina scritta. Questo “ritratto” è un libro molto composito, che si inserisce in qualche modo nella tendenza diaristica attuale (basta pensare ai “Quaderni” di Saramago). Lo scrittore scende in piazza, si racconta e racconta viaggi ed esperienze vissute, più col piglio del narratore (o del cronista) che con quello del polemista, nonostante ci siano pagine dure, scritte con tono critico. Al centro, come è inevitabile, la lontananza forzata dal suo Paese d’origine, il Cile, la guerriglia, i ritratti di personaggi che hanno lottato per la libertà, ma anche brevi storie, accenni a figure che in un certo senso hanno segnato la sua vita. Come quel ragazzo che un giorno, bussando alla sua porta, gli ha chiesto dei libri per la biblioteca del paese, o quel tale che, in un paesino a ottanta chilometri da Santiago del Cile, vive vagheggiando le sue invenzioni tanto ingegnose quanto bizzarre. Un capitolo a parte è dedicato al giornalismo. Da ottimo cronista e viaggiatore…

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