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Vampire Empire. Il Principe di sangue nero, di Clay e Susan Griffith. Per chi credeva che nulla di nuovo potesse esistere sotto il segno dei vampiri

Vampire Empire. Il Principe di sangue nero , di Clay e Susan Griffith , è il primo volume di un’ epica trilogia che unisce ucronia, distopia, steampunk, urban fantasy vampirico, romanzo storico, postapocalittico, grande avventura e grande romance . Per la prima volta voglio riportare, parzialmente e direttamente, la sinossi ufficiale americana (non proprio in traduzione letterale e integrale; è più il senso generale che mi interessa; la inserisco, comunque, tra virgolette). A parer mio queste righe lasciano ben più che intuire le splendide potenzialità di questo romanzo/serie: « Nel 1870 una devastante invasione vampirica travolse le regioni del nord del mondo . Milioni di umani furono uccisi. Altri milioni morirono a causa di malattie e carestie seguite alla devastazione.» Altri furono resi schiavi. «In due anni, città un tempo grandi e rigogliose furono avvolte dal grigiore della società dei vampiri» (qui, creature malvagie, affascinanti e spietate – con poche eccezioni – e dalla particolare mitologia). «Gli umani sopravvissuti» – non tutti – «fuggirono a sud dei tropici , poichè il clima caldo di quelle zone non era tollerato dai nemici. Portarono con sè la tecnologia – a base di vapore e ferro -» (siamo nel 1870) «e un desiderio febbrile di ricostruire le loro società così barbaramente smembrate» . Ma non più tra i palazzi di Chicago, New York, Parigi, Londra, Roma, Mosca, Madrid «bensì tra le moschee di Alessandria…

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Scrittori & parole nomadi alla Librería Iberoamericana di Madrid

Sarà presentato giovedì 6 ottobre alla libreria Ispanoamericana di Madrid, si tratta del libro Hotel España del giornalista cileno Juan Pablo Meneses , uno che di viaggi e alberghi ne sa qualcosa visto che pratica assiduamente quello che definisce: giornalismo portatile , una condizione di perenne spostamento descrittivo, sempre al cuore della notizia proprio lì dove questa si presenta, in una dimensione che fa coincidere nella sua attività viaggio e racconto, che a tratti diventa vero e proprio racconto di viaggio. Quand’ero ragazzo credevo che ogni hotel rappresentasse un’opportunità, e la penso ancora così Non a caso l’incontro per illustrare il suo libro è stato chiamato proprio Escritores nómadas – Palabras nómadas , in omaggio a quel dialogo sulla letteratura ispano-americana che si nutre degli argomenti al confine di territori tremuli come l’esilio e la globalizzazione, che sono parte integrante della sua cultura d’origine. Al centro dell’evento madrileno ci saranno le sue stesse parole nomadi , insieme a quelle dello scrittore e critico letterario ispano-uruguayano Fernando Aínsa , intervallate dalla lettura di frammenti del libro e spunti di discussione bagnati da vino rigorosamente iberico. Nelle pagine di Hotel España, c’è condensata l’esperienza di Meneses, pezzetti di tutti gli alberghi dell’America Latina nei quali ha dormito e lavorato, quegli stessi luoghi fondati con la speranza di vederli brillare con successo pari a quello preannunciato nei loro nomi altisonanti e che invece si rivelano oggi come una: metafora che ha funzionato perfettamente per il Bicentenario: la maggior parte di questi alberghi sono vecchi, decadenti, abbandonati. Proprio come la conclusione alla quale è giunto l’autore nel libro, quella di una Spagna che rappresenta un hotel vetusto e lontano agli occhi …

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Scrittori & parole nomadi alla Librería Iberoamericana di Madrid

Sarà presentato giovedì 6 ottobre alla libreria Ispanoamericana di Madrid, si tratta del libro Hotel España del giornalista cileno Juan Pablo Meneses , uno che di viaggi e alberghi ne sa qualcosa visto che pratica assiduamente quello che definisce: giornalismo portatile , una condizione di perenne spostamento descrittivo, sempre al cuore della notizia proprio lì dove questa si presenta, in una dimensione che fa coincidere nella sua attività viaggio e racconto, che a tratti diventa vero e proprio racconto di viaggio. Quand’ero ragazzo credevo che ogni hotel rappresentasse un’opportunità, e la penso ancora così Non a caso l’incontro per illustrare il suo libro è stato chiamato proprio Escritores nómadas – Palabras nómadas , in omaggio a quel dialogo sulla letteratura ispano-americana che si nutre degli argomenti al confine di territori tremuli come l’esilio e la globalizzazione, che sono parte integrante della sua cultura d’origine. Al centro dell’evento madrileno ci saranno le sue stesse parole nomadi , insieme a quelle dello scrittore e critico letterario ispano-uruguayano Fernando Aínsa , intervallate dalla lettura di frammenti del libro e spunti di discussione bagnati da vino rigorosamente iberico. Nelle pagine di …

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Una conversazione con Ricardo Menendez Sàlmon, seconda parte.

Ieri vi avevamo proposto la prima parte della lunga e interessante conversazione che abbiamo avuto con Ricardo Menendez Sàlmon in piazza Alberti, durante il Festivaletteratura di Mantova. Come promesso oggi potrete leggere la seconda e ultima parte. Si parla del male, dell’amore, degli attentati che hanno sconvolto la Spagna l’11 marzo del 2004 e delle proteste degli Indignados spagnoli. Buona lettura! Perché il male ha sempre un posto importante nelle tue opere? Perché ti interessa tanto? A me non interessa il male in astratto, non ho alcun interesse a riflettere, come sant’Agostino o come Platone, su un’idea. A…

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Una conversazione con Ricardo Menendez Sàlmon, seconda parte.