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Anteprima Booksblog. Bar Atlantic, di Bruno Osimo

“Gli altri passeggeri sono come lui, ma diversi da lui. Perché loro, tutti i giorni, vanno alla stessa ora nello stesso posto, non devono conquistare nulla, non devono sperare nulla per l’anno prossimo, i loro diritti sono garantiti, nessuno li smuove più di lì, e allora i loro pensieri vanno al lunedì, che è il giorno più brutto, e al venerdì che è il più bello.” Adàm, protagonista di questo Bar Atlantic (Marcos y Marcos) di Bruno Osimo (che mi era già piaciuto in Dizionario affettivo della lingua ebraica ) insegna letteratura ebraica, presso il corso …

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Dizionario affettivo della lingua ebraica, di Bruno Osimo

“Dire “lingua” è un’astrazione. Le lingue non esistono in senso stretto. Esistono linguaculture, di cui le lingue sono la superficie verbale”, scrive Bruno Osimo, di mestiere traduttore, e autore di questo Dizionario affettivo della lingua ebraica edito da Marcos y Marcos. Un romanzo di formazione filtrato da una saporita ironia yiddish, e diluito in lemmi di un “dizionario affettivo” in cui l’autore traduce i personalissimi significati che hanno determinate parole. La maggior parte delle quali sono mediate dal senso materno del mondo. Si tratta della lingua “mammese” che Bruno inizia a parlare nei primi anni della sua vita, salvo poi rimanere traumatizzato dallo scoprire che il mondo attribuisce tutt’altro senso alle cose rispetto a quello dato loro dalla madre. Il “mammese”, altrimenti detto “tampònico”, è infatti quella lingua che descrive la realtà “come apparirebbe se non facesse paura. Se non mettesse in imbarazzo. Se non facesse provare dei sentimenti. …

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Chi è senza peccato non ha un c. da raccontare, di Chinaski

Chinaski ci piace perchè ricorda Bukowski. E non solo nel nome, ma anche nel suo essere cultore dell’alco e delle nude verità dell’esistenza. Come il vecchio Buk, anche lui è una pellaccia dal cuore tenero, e ti butta in faccia punte di lirismo quando non te le aspetti. E così “il mondo si nasconde/dietro spigoli di luce/ in attesa che un Dio si decida a scendere” e “che brutta cosa le nuvole/piano/piano/girano il mondo senza intervenire/senza mai appoggiarsi”, mentre “cenere tabacco e clementine/è l’odore dei giorni/che confonde/il profumo della vita”. A volte è puro Bukowski, perchè “di notte le sirene di polizia/e autoambulanze squarciano i sogni…Allora mi alzo vado in bagno e osservo/la trasformazione della birra (…)” e “c’è chi beve e si vanta/della propria ubriachezza. C’è chi si ubriaca e si vergogna/dei propri sentimenti. C’è chi osserva tutto questo/e lo sopporta solo bevendo”. Tanto “c’è sempre chi ha qualcosa da dire/pochi hanno da dire qualcosa” e “quando incontri qualcuno che ti/sembra non sappia quello che dica /in

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Scavare una buca, di Cristiano Cavina

La narrativa italiana è sempre stata poco incline a raccontare il lavoro, quello artigianale, o della fabbrica (a parte Volponi e pochi altri). Negli ultimi anni, però, alcuni scrittori (da Aldo Nove alla Avallone) si sono misurati con un tema così spinoso, e hanno fatto, del lavoro, materiale narrativo. Cristiano Cavina ha corso il rischio e, meglio sgombrare subito il campo, ne è valsa davvero la pena; nel suo ultimo romanzo, Scavare una buca , appena uscito per Marcos y Marcos, racconta il lavoro in una cava di gesso, senza mai scadere nel patetismo – alcune pagine, poi, toccano vette molto alte. «Come se certe cose uno potesse andare in giro a spiegarle» dice il Necci, uno dei protagonisti che sente addosso il peso di tutto ciò che ha scavato. Ha pienamente ragione, il Necci. Il fatto è che per gente come il Necci, lo zio Jair e l’io-narrante, che lavorano in una situazione di estremo pericolo tutti i giorni, diventa complicato poi raccontare come la cava di gesso abbia plasmato la loro esistenza, insegnato a vivere sotto una costanteminaccia, insegnato orgoglio e dignità. È difficile spiegarlo, perfino ai propri figli o ai nuovi arrivati, agli ingegneri, a quelli che vedono solo una montagna di numeri e che vorrebbero la cava ormai esaurita e quindi da chiudere, da spostare in Molise. Non si tratta soltanto di scavare una buca, appunto, è ovvio. La cava è …

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