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Mario Vargas Llosa e “l’immagine della resistenza e della rivolta”

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Mario Vargas Llosa e “l’immagine della resistenza e della rivolta”

A Bogotá Mario Vargas Llosa è stato contestato e un suo libro strappato dinanzi a lui

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A Bogotá Mario Vargas Llosa è stato contestato e un suo libro strappato dinanzi a lui

I Nobel per la letteratura si raccontano

Com’è usanza all’annuncio del vincitore del Premio Nobel (solitamente agli inizi di ottobre), segue la cerimonia di premiazione, che si tiene intorno al 10 dicembre, data di morte di Alfred Nobel. Sarà così anche quest’anno: la settimana scorsa il premio è stato attribuito a Mo Yan che a dicembre lo ritirerà e terrà un discorso. È proprio con i discorsi di alcuni Nobel per la letteratura che è composto il libro I Nobel per la letteratura si raccontano , pubblicato da Terre di Mezzo con la traduzione di Sara Crimi e Alberto Frigo. Il libro è un affascinante viaggio nella letteratura attraverso alcuni testimoni particolari come sono appunto i Premi Nobel: si va da William Faulkner (Nobel per la letteratura nel 1949) a Mario Vargas Llosa (Nobel 2010). Non sono i discorsi di tutti i vincitori in questo lasso di tempo, ma la casa editrice ne ha scelti alcuni ritenuti più belli. Troviamo così Pablo Neruda che il 13 dicembre 1971 tenne un’allocuzione sul tema Verso la città splendida ; Gabriel García Márquez che, nel 1982, parlò della solitudine dell’America Latina; Wisława Szymborska con Il poeta e il mondo nel 1996 (intevento che inizia in un modo simpaticissimo: “In un discorso, a quanto pare, la prima frase è sempre la più difficile. Ebbene, la prima è comunque andata”); l’intenso Come i personaggi divennero i maestri e l’autore il loro apprendista di José Saramago (7 dicembre 1998); il lungo e bellissimo discorso di Orhan Pamuk del 2006 dal titolo La valigia di mio padre ; il particolare Sul non vincere il Premio Nobel che Doris Lessing pronunziò nel 2007. E ancora: Herta Müller con Ogni parola conosce il circolo vizioso (…

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"Dignità", nove scrittori per Medici senza frontiere

Come si può raccontare l’orrore, la miseria, la bestialità umana, la violenza gratuita senza essere retorici, ma allo stesso tempo arrivando con forza al lettore? Devono esserselo chiesto i nove scrittori di fama internazionale (Esmahan Aykol, Eliane Brum, Tishani Doshi, Catherine Dunne, Alicia Giménez-Bartlett, Paolo Giordano, James A. Levine, Wilfried N’Sondé, Mario Vargas Llosa) a cui Medici senza frontiere , che quest’anno compie 40 anni, ha chiesto di visitare alcuni contesti in cui l’associazione opera e di raccontarli. Ciascuno ha dato una risposta diversa ed è nato così dignità , un collage di storie laceranti, di umanità violata, calpestata e martoriata. Un libro difficile da leggere e da scrivere. C’è chi come Alicia Giménez-Bartlett ha scelto il racconto nudo e crudo, senza finzioni letterarie. Il suo compito è descrivere la Grecia, ma non la terra fatta di gente ospitale, mare e cibo, che conosceva. Il suo viaggio è nei Centri di detenzione per “clandestini”, tra mani tese dietro le sbarre e bambini “tristi”. “ Non sono riuscita a scrivere una storia inventata sulla mia esperienza – spiega l’autrice spagnola – La sola cosa che desideravo trasmettere ai lettori italiani era, appunto, un’esperienza. Non sono mai stata meno letteraria in un mio scritto, né più fedele alla realtà “. Anche il Nobel per la letteratura 2010 Mario Vargas Llosa ha deciso di adottare la forma del reportage per raccontare il Congo. Tutta la verità, in modo lucido e a tratti spietato. Alcuni particolari sono come schiaffi in faccia, come quando il dottor Tharcisse, di Mdf, racconta: “ In questo consultorio arrivano ogni giorno donne, bambine, violentate con rami, coltelli, baionette. Il terrore collettivo è perfettamente spiegabile “. Ha invece preferito…

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