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Una poesia senza progetto

Ci sono 23 dicembre dal grande spessore poetico, uno di quelli è quello di quest’anno, quando ti trovi con piacere davanti ad un’antivigilia che ha il sapore dell’ articolo di Alessandro Carrera sulla situazione della poesia contemporanea. Una riflessione che si concentra in particolare su una caratteristica unica: la mancanza di progettualità. Un’assenza che si fa sentire sotto forma di “carenza immaginativa”, intesa come scadimento metaforico-utopico. Perché senza il progetto si sviluppano ben altre “deficienze” a livello strettamente immaginifico, e avviene ciò che non si sarebbe mai potuto credere, l’esistenza: del poeta senza la poesia “vittima sacrificale” fagocitata da un sistema promozionale, che esalta il personalismo del creatore trascurando la sua stessa creatura della poesia senza il poeta prodotto abnorme e orfano, destinato a progredire fuori dall’occhio vigile del suo “padre contingente”. E si aprono le porte a quelle opere di poesia che si sottraggono al senso più puro della sublimazione poetica, ricomponendone la possibilità della deriva espressiva. Lavori visivi che si ritrovano, ad esempio, nelle foto di Lamberto Pignotti (come «La festa si prospetta infinita» dell’immagine, del 1980, oggi al Mart di Rovereto ). Il ventesimo secolo ci ha lasciato un’eredità poetica straordinaria quanto ingestibile. […] Ciò che è cambiato negli ultimi trenta-trentacinque anni (indicherei per l’Italia la scomparsa di Pasolini come spartiacque) è che abbiamo fatto esperienza, e la stiamo facendo

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