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Lettera al medico in manicomio di Alda Merini

Sull’ Alda dei “lunghi attimi liminari”, la donna del manicomio e della sofferenza, sono stati scritti fiumi e fiumi d’inchiostro. Ruscelli corposi che hanno ingrossato il mare della riflessione sull’argomento, contribuendo a far luce su un aspetto a volte erroneamente tralasciato di alcuni grandi scrittori e scrittrici. Ma se la voce della diretta interessata, non ha smesso di proferire detti e ricordi, ciò non toglie che ogni testimonianza in merito, anche la più piccola, resti uno spiraglio di impagabile comprensione. In quest’ottica abbiamo letto e offriamo ad altri “occhi altrettanto assetati” la “Lettera al medico in manicomio”, prezioso documento di un soggiorno tutt’altro che semplice, che, come un biglietto, emerge dalla prigione di una mente geniale e sofferente, nella quale il talento era solo uno dei dolorosi figli di un profondo male di vivere che si è perpetuato con immenso amore, nonostante tutto. Egregio professore, so che le è stato riferito che io non prendo «regolarmente» le sue medicine. Naturalmente si tratta dei soliti pettegolezzi di ospedale che purtroppo alle volte rovinano con la loro cattiveria la buona fede di chi crede nella lealtà del prossimo. È vero, qualche volta ho omesso il Nobrium perché non volevo cadere nel solito stato di incoscienza e volevo tenermi un po´ desta, un po´ attiva, ma se mai un ammalato non prendesse i medicamenti prescritti la cosa più grave non è nella omissione degli stessi ma nel proposito, assurdo e malato, di non volere guarire. Chi viene a riferirle queste cose dimostra un animo molto meschino ed io nella mia semplicità ed anche nella mia malattia mi rallegro di non essere tra le file di quelli che si chiamano «spie». […] Vede che in questo momento il mio equilibrio è sano, però prima che io possa accedere ad una certa chiarezza occorre che lasci libero sfogo alle lacrime che comprendono tanti e tanti dispiaceri. Ad esempio proprio ieri ho visto un uccellino che giocava nella sabbia, era così …

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L’altra verità, di Alda Merini

Cosa ci separa dalla follia? Quale sottile percezione si accende, o si spegne, nel malato mentale? Alda Merini , una delle massime voci poetiche della moderna letteratura italiana, affida a una prosa diretta, semplice all’apparenza, la descrizione del suo personale passaggio in manicomio, fra i pazzi, per citarla. Quando venni ricoverata per la prima volta in manicomio ero poco più di una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito, sempre in attesa che qualche cosa di bello si configurasse al mio orizzonte; del resto ero poeta e trascorrevo il mio tempo tra le cure delle mie figliole e il dare ripetizione a qualche alunno, e molti ne avevo che venivano a scuola e rallegravano

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Alda Merini nel secondo anniversario della morte

Due anni fa moriva Alda Merini , una delle più vigorose voci della poesia contemporanea italiana. Booksblog la ricorda con due sue poesie. Il mio passato Spesso ripeto sottovoce che si deve vivere di ricordi solo quando mi sono rimasti pochi giorni. Quello che è passato è come se non ci fosse mai stato. Il passato è un laccio che stringe la gola alla mia mente e toglie energie per affrontare il mio presente. Il passato è solo fumo di chi non ha vissuto. Quello che ho già visto non conta più niente. Il passato ed il futuro non sono realtà ma solo effimere illusioni. Devo liberarmi del tempo e vivere il presente giacché non esiste altro tempo che questo meraviglioso istante. I poeti lavorano di notte I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle. Foto | Donna 10 Alda Merini nel secondo anniversario della morte

L’inno alla donna di Alda Merini come augurio a tutte le donne

Si celebra oggi la Giornata internazionale della donna , comunemente chiamata Festa della donna (o delle donne , al plurale, che è più completo, secondo me). A tutte le donne – scrittrici, lettrici, blogger, amiche, sconosciute – che frequentano Booksblog o che magari ci arrivano per caso alla ricerca di questo o quel libro, vanno i nostri auguri. Prendiamo in prestito le parole dell’ Inno alla donna di Alda Merini , grande poeta e grandissima donna. Stupenda immacolata fortuna per te tutte le creature del regno si sono aperte e tu sei diventata la regina delle nostre

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