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Il mio precipizio, di Matteo Gubellini

Da che “grumo di sogni” (per citare Ungaretti) nascono, a loro volta, i sogni di un artista? Quelli di un illustratore come Matteo Gubellini sono raccolti nello scrigno di questi racconti della raccolta Il mio precipizio , pubblicato da Edizioni La Gru. Stimo il lavoro di Gubellini , di cui ho parlato spesso, come disegnatore di libri per bambini, e quindi – partendo dalla domanda iniziale – è davvero con curiosità che ho letto queste sue creazioni in prosa. Perchè qual è il “precipizio” di Matteo? Quello che lo fa desiderare di fuggire da una solare e tradizionale sagra di paese, con i suoi “panini ruffiani” e i suoi bimbi golosi (“oh sagra, che voglia di andarmene, di non sentirmi più così diverso, che voglia di non avere il cuore traboccante d’amore”). La copertina cupa in effetti fa presagire un mondo fantastico alla Edgar Allan Poe (e ben si abbina al titolo, se è per questo) e devo dire che rispecchia l’atmosfera di molti dei suoi racconti. Come accade in Osservando poi (“oro e nuvole come cumuli di bambagia incastrano l’unico cimitero di queste parti”). Anche perchè in effetti, voi ci avete mai pensato che “tutta la grazia struggente che vi rimbomba nel cuore quando ascoltate un disco di Nick Drake, fino a trentatrè anni fa era racchiusa nel cuo corpo vivo, ora giacente a mo’ di polvere in una povera fossa di un cimitero del Warwickshire?”. Passando poi per le le sospensioni oniriche di un’immaginazione che veleggia senza scossoni in altre dimensioni durante un’afa senza tregua ( Pomeriggio in campagna ) o mentre, semplicemente, si va a comprare le sigarette ( Sole e tabacchi ). E allora, mi sono detta, forse allora questi…

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